ANNO 14 n° 88
Rifiuti sulla Francigena,
''Diamoci da fare
anche noi residenti''
Scrive il cittadino Carlo Alberto Treccia
17/02/2014 - 09:51

Riceviamo e pubblichiamo

Sto cercando di tutelare un tratto della Via Francigena, prossima alla mia abitazione. Per amore del teritorio in cui vivo, per empatia con i pellegrini che la percorrono e perché penso che occuparsi di qualcosa di Comune, ci renda uomini e cittadini migliori. Spesso, insieme a mia moglie ed a qualche altro residente, curiamo l'isola di prossimità di nostra pertinenza e le strade che percorriamo. Da tempo abbiamo messo cartelli per incentivare il corretto uso del nostro territorio.

Giovedì scorso, 13 febbraio, sono riuscito a far tornare Viterbo Ambiente per prelevare i tanti rifiuti accumulati su strada Risiere e al tristemente noto Ponte Paliano. Da ottobre questo tratto è notevolmente cambiato ed anche i pellegrini che percorrono la Via Francigena, guidati da 'siti web' ed associazioni che documentano il percorso e le sue condizioni, se ne sono accorti. Porteranno via un ricordo di battaglia per il cambiamento, non ancora quello di un territorio finalmente pulito e curato. Ma la strada è questa, credo sia quella giusta. Quella di un risveglio individuale che diviene fenomeno collettivo.

Siti come questi possono e devono essere denunciati da ciascuno di noi, agli uffici competenti: assessorato all'ambiente, polizia municipale, Viterbo Ambiente. Vi è l'obbligo istituzionale del Comune a rimuovere i siti in cui illecitamente sono abbandonati i rifiuti, previo tentativo di accertamento ed addebito delle responsabilità. Dobbiamo isolare e culturalmente combattere, ogni comportamento dannoso, ogni tentativo di scaricare sugli altri le proprie convenienze. Questa settimana ho anche denunciato un vecchio deposito di rifiuti agricoli, da smaltire in modo speciale, dannosi, a cui si è appena aggiunto l'abbandono di una scatola piena di depliant pubblicitari.

Sono consapevole della presenza di tanti e più gravi problemi che attanagliano la nostra collettività. Ma ciascuno di noi può rivendicare il proprio piccolo spazio di civiltà, che unito a quello degli altri, potrà essere in grado di creare dapprima una piccola oasi e poi cambiare le nostre comuni aspettative verso la collettività ed i suoi doveri individuali e di chi la amministra.

Impegno civico sia, dunque, ma non distratto da tentazioni di opposizione politica, servirebbe a rafforzare una contrapposizione tra fazioni ma non a far crescere una Comunità.

Cambiare è faticoso e richiede tempo ma si può. Incidere sulle abitudini comuni non è impossibile ma spetta a ciascuno di noi attivare il processo.

Carlo Alberto Treccia






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