ANNO 14 n° 116
Vi.Va. calcio, parla
il capitan Moroni
A 35 anni, domenica
il ritorno in campo
06/10/2015 - 00:00

VIGNANELLO - Non diventi stonato il confronto ma Mariano Moroni, alla terza stagione con il Vi.Va. calcio, potrebbe tranquillamente essere paragonato a quel calciatore che in Emilia venne soprannominato per attaccamento alla maglia il 'mitico Villa', al secolo Renato Villa, oggi allenatore degli allievi della Caramagnese ma a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta baluardo difensivo del Bologna. Perché come nel caso del Villa bolognese, c'è davvero la sensazione che la maglia del Vi.Va. calcio uno come Moroni se la sia cucita sulla pelle.

E mentre lo si osserva giostrare sulla mediana non si può far caso al suo modo di stare in campo, elegante e corretto al punto che ci si potrebbe chiedere cosa faccia uno come lui, fra l'altro laureato, a tirar calci a un pallone. Perché senza ostentare riesce a far da chioccia ai più giovani, perché resta umile, perché per lui stravedono persino i ragazzini delle giovanili.

Eppure non è tipo da prima pagina, non realizza un gol neanche a pagarlo e quando il sergente di ferro Graziano Minella, preparatore della squadra, smette per un attimo di addestrare la squadra, si mette a dettare i tempi negli scampoli d'allenamento sguarniti. Dovresti odiarlo, uno come lui. Eppure non si trova neanche col lanternino uno che possa dire 'qualcosa di brutto' nei confronti del capitano.

Allenatore e compagni di squadra sottolineano le sue quasi 35 primavere, eppure nelle prime sgroppate del ritiro estivo lei è sempre nel gruppo di testa a dettare i tempi. E domenica è tornato in campo risultando come al solito uno dei migliori. Sia schietto, ha trovato l'elisir dell'eterna giovinezza?

''Magari! E' che amo tanto questo sport e la passione ti spinge sempre a dare il massimo. Diciamo che fortunatamente il mio fisico, tranne qualche piccolo acciacco, mi offre la possibilità di divertirmi ancora''.

Inevitabile chiederglielo: come ci si mantiene calciatori integri a metà strada fra i trenta e i quaranta?

''Ripeto la base è la passione, ma importantissimi sono l'impegno negli allenamenti, uno stile di vita sano e la fortuna di non aver mai subito infortuni importanti''.

Per lei la fascia da capitano al braccio, attorno una squadra che, a sentire la dirigenza, punta molto sui giovani: c'è una responsabilità in più per lei, quest'anno? Una sorta di ruolo da allenatore in campo?

''E' un onore per me essere il capitano di questo gruppo e spero di riuscire bene in questo ruolo. Cerco di essere un esempio per i più giovani che mi auguro capiscano l'importanza dell'impegno e del sacrificio per raggiungere i propri obiettivi sia nella vita che nel calcio''.

Tre punti nelle prime tre giornate con due flop di fila dettati più dalla sorte che dall'incapacità di portare il bottino a casa. Qual è l'obiettivo reale del Vi.Va. per questa stagione?

''Secondo me dobbiamo mirare a una salvezza tranquilla, magari puntando a migliorare il decimo posto della passata stagione. Penso che sia nelle corde di questa squadra''.

Mariano Moroni resta comunque un calciatore atipico: laureato in psicologia, puntuale negli appuntamenti, mai una parola o una dichiarazione fuori luogo. Si sente un po' stonato nel mondo del calcio?

''E' vero laureati nei miei tanti anni di carriera non ne ho incontrati tanti, ma di brave persone si. Quest'anno poi sono in buona compagnia Cioccolini, Angeletti, Adolini, Stefanucci tutti ragazzi che frequentano l'università: una squadra di studiosi''.

Sia schietto: lei punta a giocare fino ai quarant'anni... o a quota 40 alzerà ulteriormente l'asticella?

''Non so per quanto ancora giocherò, so solo che ancora correre dietro ad un pallone mi diverte un mondo''.







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