ANNO 14 n° 117
Verbale rafforza sospetti famiglia
Dal registro presenze 2003 di Belcolle si scopre che Attilio Manca non era
in servizio nei giorni in cui il boss Provenzano veniva operato a Marsiglia
09/01/2014 - 02:01

di Alessia Serangeli

VITERBO – Luci ed ombre. Indagini lacunose, mai approfondite. E' alla vigilia del processo a Monica Mileti, rinviata a giudizio per aver ceduto ad Attilio Manca la dose di eroina che l'ha ucciso – questo sostiene la Procura - che si scopre un documento inedito: il registro con gli orari di servizio dei medici dell'ospedale Belcolle. 

Lo scoop è della trasmissione “Chi l'ha visto?” che, durante la puntata di ieri, ha ospitato la madre ed il fratello dell'urologo, Angela e Gianluca Manca. 

I familiari di Attilio sono determinati ad andare fino in fondo e non si fermeranno finché la verità non verrà a galla. “Lo devo alla memoria di mio figlio”, ha più volte sostenuto la signora Angela. 

Per la Procura di Viterbo l'urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto era un tossicodipendente deceduto a causa di un'overdose dopo essersi iniettato un mix letale di eroina. Il cadavere era stato rinvenuto la mattina del 12 febbraio 2004 nell'appartamento in via della Grotticella. Sul braccio sinistro due fori riconducibili, per gli inquirenti, all'iniezione che si era fatto. “Ma come può essersele fatte da solo se era mancino?”. Lo hanno sempre detto a gran voce i familiari e confermato l'amico e collega Massimo Fattorini e il professor Ronzoni, primario del reparto di Urologia, di cui Manca era assistente. “Attilio usava solo la mano destra, con la sinistra era in grado di fare ben poco”. Eppure, nel fascicolo della Procura viterbese, si evince che il giovane urologo siciliano era “ambidestro”. 

La tesi dei Manca è che Attilio sia stato ucciso dalla mafia perché “testimone scomodo”. Sarebbe stato lui, per i familiari, ad operare il boss Bernardo Provenzano alla prostata in una clinica di Marsiglia. “Mio figlio – ha più volte raccontato la signora Angela - mi telefonò alla fine di ottobre dicendomi che si trovava in Costa Azzurra per vedere un intervento. Perché la Procura non si è mai preoccupata di richiedere i tabulati telefonici?”. Già, perché? 

Provenzano si reca a Marsiglia il 7 luglio 2003 e, successivamente, dal 22 ottobre al 4 novembre dello stesso anno. Manca è in servizio a Belcolle. Almeno questo è quello che pensa il sostituto Renzo Petroselli, titolare dell'inchiesta sin dalla prima ora, dopo aver preso visione del verbale redatto e firmato dall'allora capo della squadra mobile viterbese Salvatore Gava. Documento dal quale emerge che Attilio in quei giorni era di turno nel nosocomio cittadino. E, invece, no.

Stando al registro 2003 dei turni di servizio dell'ospedale viterbese, il giovane urologo barcellonese era in servizio il 7 luglio, ma non il 25 ed il 26 ottobre. Il 30 termina di lavorare alle 15 per rientrare in servizio il 1° novembre. Il 31, giorno in cui è datato l'intervento in laparoscopia di Provenzano, Manca non è di turno. E, all'epoca, l'urologo era uno dei pochissimi - forse l'unico - in Italia ad operare in laparoscopia. 

Una svista madornale da parte dell'ex capo della Mobile che, nel luglio 2012, è stato condannato in via definitiva per falso pubblico per il verbale sottoscritto insieme ad altri sedici colleghi coinvolti nel pestaggio alla scuola Diaz durante il G8 di Genova. 

I familiari, alla luce di questa nuova rivelazione, confidano nella riapertura del fascicolo da parte della direzione distrettuale antimafia.





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