ANNO 14 n° 79
Vento di Maestrale; l'impianto Casale Bussi nel mirino dell'Antimafia
Indagati i vertici di Ecologia Viterbo
16/10/2015 - 00:00

(Il blitz delle forze dell'ordine a Casale Bussi)

VITERBO - Reati gravi, di particolare allarme sociale, tanto di essere tra quelli di competenza della Direzione distrettuale antimafia, sono stati contestati ai responsabili dell'impianto di trattamento dei rifiuti di Casale Bussi, dove viene (o dovrebbe) essere prodotto CDR (combustibile da rifiuti). Ieri, i carabinieri hanno notificato sette avvisi di garanzia ai vertici della società Ecologia Viterbo, alla quale appartiene l'impianto, emessi appunto dalla Direzione distrettuale antimafia. 

Si complica quindi la posizione dei vertici della società Ecologia Viterbo, già finiti ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta Vento di Maestrale della procura di Viterbo: Francesco Zadotti, responsabile amministrativo ed effettivo gestore dell’impianto di proprietà della società Ecologia Viterbo, ritenuto il braccio destro di Manlio Cerroni, il “re” dei rifiuti di Roma, finito a sua volta in galera per la discarica di Malagrotta; Daniele Narcini, responsabile dell’impianto di Casale Bussi; Massimiliano Sacchetti, direttore tecnico della discarica gestita da Ecologia Viterbo; Massimo Rizzo, responsabile della pesa di Casale Bussi.

I quattro sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture e truffa. Secondo la Procura della Repubblica, oltre a non aver mai fatto funzionare l’impianto per tutto il 2012, negli anni successivi avrebbero prodotto CDR di scarsa qualità, pur incassando dalle Regione Lazio le tariffe previste dal contratto per ogni tonnellata di combustibile da rifiuti.

Il 20 giugno scorso, Zadotti, Sacchetti e Rizzo tornarono in libertà: il tribunale del Riesame di Roma, infatti, annullò l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa nei loro confronti diciassette giorni prima. Concorso in truffa, frode in pubblica fornitura, falso materiale e falso ideologico i reati contestati loro a vario titolo.  

Nel frattempo le indagini sono proseguite e gli inquirenti hanno raccolto nuovi e gravi elementi di competenza della procura distrettuale antimafia, alla quale sono stati inviati gli atti. Da qui i sette avvisi di garanzia notificati ieri, che gettano un’ombra sinistra sull’attività svolta dalla società Ecologia Viterbo. 





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