ANNO 14 n° 115
''Una vita da usurato non è più vita...’’
In aula la testimonianza fiume di una delle vittime di Angelo Valleriani
01/02/2017 - 02:01

VITERBO – ''Una vita che non è più vita. Si passano interi anni stretti nella morsa dei debiti. Sembra un incubo senza fine. Non si vive più e, ancora oggi, al solo pensiero mi manca il respiro’’. Più che una testimonianza è una confessione. Una liberazione dai brutti ricordi con cui quotidianamente deve fare i conti. La deposizione in aula di P.B., imprenditore 56enne della Tuscia, lo costringe a riportare in vita i fantasmi del suo passato. Un passato da vittima di usura.

''Lavoravo nel campo dell’arredamento, gli affari hanno cominciato ad andare male nei primi anni del 2000. Avevo fornitori da pagare e debiti da saldare. Le banche avevano chiuso i rubinetti e così ho cercato aiuto altrove – spiega l’uomo, palesemente turbato – mi sono affidato ad Angelo Valleriani, pensavo di potermi fidare di lui. Lavorava in banca, nella filiale viterbese della Banca di Roma. Ed è lì che ci siamo sempre incontrati. Nel suo ufficio, seduti alla scrivania. Come se fosse tutto normale.’’.

Eppure di normale in quella situazione, secondo la procura viterbese, non ci sarebbe stato niente: perché quell’uomo, forte della sua posizione e della sua esperienza bancaria, avrebbe prestato somme di denaro a persone in cerca di aiuto, richiedendo poi indietro cifre di gran lunga maggiori. Angelo Valleriani. Oggi alla sbarra assieme a Vincenzo Falcone, Gianpaolo Bannetta e Amanzio Bellacanzone con l’accusa di ricettazione, usura ed estorsione.

''Era lui a decidere i tassi di interesse di ogni cifra – ha proseguito l’uomo – lì immobile nella sua stanza, calcolava tutto con la calcolatrice’’. Per 20 mila euro dati in prestito, circa 25 mila da restituire entro due mesi al massimo, con un maggiorazione di circa il 5%. ‘’E se avevo difficoltà a stare nei termini, poteva chiudere un occhio. Ma anche questo aveva il suo prezzo. Mi prestava altre cifre con cui saldare i debiti che avevo contratto con lui. E queste cifre a loro volta, diventavano debiti da saldare con gli interessi. Nulla era concesso. Ero entrato in un vortice in cui mi sentivo sprofondare.’’.

Fino al punto di non ritorno. Fino al luglio del 2007, quando carte alla mano, ha deciso di denunciare il suo aguzzino. ‘’Non vivevo più, era un incubo da cui pensavo non sarei mai più uscito. Ma oggi sono qui e la racconto.’’.

Si tornerà in aula il prossimo 28 febbraio.






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