ANNO 14 n° 111
Una mostra per far scoprire a Viterbo il grande scultore Francesco Nagni
10/12/2014 - 00:00

VITERBO - E' considerato uno dei massimi scultori italiani del Novecento; le sue opere sono in tutto il mondo ma Francesco Nagni è del tutto ignorato da Viterbo, sua città natale. Dalla sua morte, avvenuta nel 1977, ad oggi, non è stata organizzata una mostra delle sue opere né è stato realizzato un catalogo generale delle sue opere. Nel 1997, in occasione del centenario della nascita che coincideva con il ventennale della morte, ci provò il maestro Alessio Paternesi a organizzare un'esposizione. All'iniziativa si associò anche il celebre critico d'arte Italo Faldi, sulla cui scrivania, nella sua casa di Viterbo, troneggiava un angelo in bronzo di Nagni. Ma le istituzioni cittadine non seppero, o non vollero, cogliere l'occasione per far scoprire ai viterbesi il grande artista.

Anche se pochi lo sanno, Nagni, nel 1954, donò a Viterbo un meravigliosa statua in bronzo della Madonna, ''L'Immacolata'', che svetta dall'alto di una stele in peperino dal girdinetto attiguo all'ex chiesa degli Almadiani. Come tutte le madonne plasmate da Nagni, anche ''l'Immacolata'' ha il volto tondeggiante, la bocca piccola e carnosa e gli occhi grandi. Poco più di un'adolescente. A chi gli chiedeva perché le sue madonne fossero tutte giovanissime, anche quelle addolorate sotto la croce di Gesù, l'artista rispondeva: ''Perché la Madonna incarna la fanciullezza, l'innocenza, la freschezza dell'umanità''.

Per la tomba di famiglia, nel cimitero di san Lazzaro, dove egli stesso è sepolto, Nagni ha realizzato una ''Dormitio Virginis'' di struggente dolcezza. Si tratta di una delle molte versioni dello stesso soggetto plasmate dall'artista durante la sua lunga e prestigiosa carriera. Sempre a Viterbo, per la basilica di santa Rosa, Nagni ha realizzato un'effigie del vescovo Adelchi Albanesi, fissato su un'antica pietra sepolcrale. Infine, una serie di gessi, modelli di opere mai realizzate, è stata donata dai suoi eredi al Museo del Colle del Duomo.

Nato il 7 febbraio 1897 nel quartiere di san Pellegrino, in via Borgo Lungo, era l'unico maschio circondato da quattro sorelle. Il padre era un piccolo imprenditore edile, mentre la madre era lontanamente imparentata con papa Pacelli. Finite le scuole medie, Nagni si trasferì a Roma per frequentare il liceo: suoi compagni di classe furono Bonaventura Tecchi, Filippo Petroselli, Orio Vergani, Nazzareno Rovidotti.

Il successo di Nagni come scultore è stato pressoché immediato. Fin da giovanissimo ha ottenuto riconoscimenti di critica e di pubblico. Le sue opere sono sparse in tutto il mondo: dal Brasile, dove ha realizzato i bronzi che adornano la cattedrale di San Paolo del Brasile, al Canada; da Portorico agli Stati Uniti. In Italia ha realizzato la grande scultura equestre dedicata al Maresciallo Armando Diaz a Napoli, le sculture per la cattedrale di Bari. Numerose sue opere si trovano in Vaticano e in vari collegi di ordini e congregazioni religiose. Fu stimato da Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI, ognuno dei quali gli commissionò delle opere. Uno dei suoi capolavori,  il ritratto dell'anziana madre, è stato acquisito dalla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma. 

Lunghissima anche la lista dei critici d'arte che pongono Nagni tra i più importanti scultori italiani del XX secolo. A far cadere il suo nome nell'oblio, subito dopo la scomparsa, contribuì anche la cultura radical-chic e la sinistra-country,  dominanti in quegli anni, che consideravno maldestramente l'arte sacra figlia di un Dio minore. Ma chi ha sempre ignorato Nagni è stata soprattutto la sua città d'origine: Viterbo. Fino ai primi anni Novanta non gli era stata intitolata nemmeno una strada. Una gravissima mancanza sanata solo dopo una campagna stampa.

Ora che l'amministrazione comunale sembra voler finalmente rivalutare il ruolo di Viterbo come città d'arte e cultura, ci permettiamo sommessamente di suggerire al sindaco Leonardo Michelini e all'assessore alla Cultura Antonio Delli Iaconi di organizzare una mostra dedicata a Nagni. Numerose opere sono nella disponibilità dei suoi eredi, altre potrebbero essere reperite agevolmente nei musei italiani o in Vaticano. Altrettanto sommessamente, suggeriamo di riprendere il discorso del catalogo generale delle opere a suo tempo lanciato dal maestro Alessio Paternesi e dal professor Italo Faldi.





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