ANNO 14 n° 116
Una centrale geotermica nel Viterbese?
L' Accademia Kronos lancia l'allarme sui rischi di un nuovo impianto sui Cimini
26/02/2017 - 02:01

RONCIGLIONE – Si torna prepotentemente a parlare di energia alternativa nella Tuscia. Il progetto è quello di dotare l'Italia di centrali per la produzione di energia elettrica che non dipendano da carbone e petrolio e che consentano, entro il 2020, di ottenere un grande risparmio economico derivante dalla riduzione delle importazioni di combustibili fossili. Qualche anno fa si parlò della creazione di una centrale a biometano da realizzare nei pressi di Grotte Santo Stefano, ma il progetto trovò la contrarietà unanime della popolazione, a causa della esagerata vicinanza dell’impianto con il centro abitato.

In questo caso, il luogo scelto per la possibile creazione della centrale geotermica è nella zona dei cimini compresa tra i comuni di Caprarola, Carbognano, Civita Castellana e Ronciglione. Infatti, secondo quanto riferito dall’Accademia Kronos, l’associazione di volontariato di Ronciglione che si occupa della protezione dell’ambiente, è proprio in quest’area che i ministeri competenti hanno incaricato una piccola S.r.l di Bolzano di effettuare una serie di prospezioni geologiche.

''Si tratta di eseguire trivellazioni del terreno fino a circa 3 km di profondità - dichiara la onlus - il problema sussiste nella scelta dei siti dove effettuare le perforazioni. Il complesso geologico dei cimini consta di un suo delicato equilibrio interno, composto da camere magmatiche ormai vuote, da faglie al momento stabili, ma delicate e da molte falde acquifere. Una violenta frantumazione delle rocce causata dalla trivellazione potrebbe liberare gas e altre sostanze tossiche intrappolate da millenni sotto terra''.

A tal proposito, l’Accademia Kronos ha ricordato quanto accadde già nella Tuscia alcuni anni fa, quando: ''Enel e Agip effettuarono una serie di perforazioni nella valle di Latera, vicino al laghetto vulcanico di Mezzano. Da quei pozzi purtroppo uscirono sostanze gassose tossiche imprigionate da millenni sotto terra, tra le quali: Co2, acido solfidrico, mercurio, boro e arsenico. Gli agricoltori della zona ricordano come questi gas, ricadendo sui campi, seccarono centinaia e centinaia di metri di terreno e uccisero decine di pecore. Non solo: il 22 luglio 1999 una nube tossica colpì addirittura Montefiascone e molte persone finirono in ospedale. A quel punto montò la protesta degli abitanti locali fino a bloccare definitivamente il progetto. Enel e Agip provarono a valutare tutta una serie di adeguamenti e di applicazioni tecnologiche per evitare che questi gas tossici finissero ancora per inquinare l’ambiente esterno, ma i costi per raggiungere tale scopo risultarono troppo antieconomici. Pertanto nel 2002 l’impresa finì, lasciando una nuova cattedrale nel deserto che oggi fa da testimone ad una progetto di geotermia fallito.''

Accademia Kronos e la Società Italiana dei Geologi per l’Ambiente (Sigea), sono quindi assolutamente contrarie a questa nuova e rischiosa avventura geologica. Anche il Comune di Caprarola si è dichiarato contrario, e le motivazioni sono molteplici: prima tra tutte la sicurezza degli abitanti delle zone interessate dai pozzi di prospezione, oltre alla già descritta minaccia che qualche consistente fuoriuscita di gas possa danneggiare o addirittura seccare vaste aree di suolo coperte dai noccioleti. A fine mese i comuni interessati dovranno consegnare alla Regione Lazio le osservazioni che giustificano il no a queste perforazioni. Nel frattempo Accademia Kronos e la Sigea si stanno adoperando per sostenere scientificamente i comuni contrari a questo progetto.






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