ANNO 14 n° 89
''Un modello di ateneo virtuoso per l'Unitus''
Il professor Vannini, candidato Rettore, parla degli obiettivi del suo programma
15/09/2019 - 07:02

di Samuele Coco

VITERBO - Il 2 ottobre si terranno le elezioni di Ateneo per rinnovare l’incarico di Magnifico Rettore. Il vincitore, tra i tre professori aspiranti al ruolo, prenderà il posto di Alessandro Ruggieri, chiamato a lasciare il rettorato dopo averlo guidato per sei anni. Dopo le designazioni del direttore del Distu, Giulio Vesperini, e del responsabile del Deim, Stefano Ubertini, Viterbo News 24 ha cominciato il giro d'interviste ai candidati rivolgendo qualche domanda all'ultimo dei nomi ad aggiungersi alla lista dei papabili: Andrea Vannini, professore del Dibaf, il Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali.

D: Professore, qual è l'attuale stato di salute dell'Unitus?

R: E' difficile dare una risposta a questa domanda senza considerare tanti aspetti esterni come il periodo di crisi generale vissuto dal Paese, ad esempio. A mio giudizio però, l'Unitus ha bisogno di sviluppare una strategia a medio termine che sia solida,verificabile e che ci porti all'ateneo che vogliamo. Il punto essenziale è rispondere alla domanda: ''Perchè una studente dovrebbe venire a Viterbo ad iscriversi all'università?''. Ecco, io credo che la chiave sia quella di presentarsi come un ateneo di prestigio - il che è vero dato che abbiamo molte eccellenze - su un territorio accogliente, con servizi interni ed esterni di qualità. Questo è l'obiettivo finale da raggiungere, perchè chiaramente oggi non siamo ancora arrivati a questo stadio.

D: Come vede il rapporto tra l'università e il Comune di Viterbo? Pensa che sia possibile lavorare per migliorare la sinergia?

R: Questo è un territorio che per crescere ha fortemente bisogno di un legame più stretto tra Università e istituzioni. Io credo che bisogna avvicinarsi al territorio nella maniera giusta: dobbiamo mettere a disposizione tutte le nostre competenze nell'ambito storico, culturale, turistico per avere come risultato dei servizi migliori per tutti. Ritengo che ci sia la necessità di avvicinarsi ed aprire un colloquio con tutti i portatori d'interesse, così da far capire che c'è la possibilità di fare moltissimo insieme: noi siamo utili al territorio ed il territorio è utile per noi. Sono convinto che sia la politica che i portatori d'interesse del viterbese, se approcciati nella maniera giusta, potrebbero dare delle risposte forti ed importanti per favorire la crescita di questo binomio. Ma anche noi dobbiamo metterci al servizio: la terza missione dell'università, dopo la didattica e la ricerca, è quella di offire competenze giuste da sviluppare.

D: A prescindere dai risultati di classifiche come quella del Censis, ritiene che l'Università della Tuscia abbia bisogno di un restyling della sua immagine per rilanciarsi?

R: All'interno dell'Unitus ci sono moltissime eccellenze, ma delle quali (purtroppo) si parla pochissimo. Nelle altre università, i premi ottenuti con l'attività di ricerca vengono mostrati e comunicati non solo come risultati ottenuti dai singoli docenti, ma anche come un traguardo raggiunto dallo stesso ateneo. In pochi sanno che l'università della Tuscia lavora da anni con l'agenzia spaziale italiana nella biologia e la chimica in luoghi estremi come lo spazio. O  addirittura in pochi sanno che l'università collabora da circa vent'anni nel progetto Antartide con spedizioni scientifiche. Ci sono tante eccellenze qui che però non vengono presentate come appartenenti all'ateneo della Tuscia. Il restyling deve essere questo: dare una identità e una narrazione contestualizzata sul territorio e sulle competenze che provengono da questo ateneo. Altrimenti non ci sarà mai differenza tra lo stare qui o in uno stabile anonimo della periferia romana. 

D: Cosa può fare l'università per migliorare la situazione lavorativa e il tasso di occupazione sul territorio viterbese?

R: L'università deve confrontarsi in maniera costante con i portatori d'interesse come le associazioni delle imprese, ad esempio. Credo che la chiave di volta per cambiare la situazione sia quella di avere un rapporto permanente con chi può creare occupazione sul nostro territorio. Va comunque studiata e valutata una strategia che è di certo complessa: se l'università attinge da qui deve anche essere in grado di dare una formazione idonea all'occupazione in questa provincia. E' questa la grande scommessa dei piccoli atenei - e qui torniamo alla domanda iniziale sul perchè un giovane dovrebbe scegliere di studiare a Viterbo -, se non ci caratterizziamo adeguatamente finiamo per fare la stessa offerta formativa delle università più grandi, come ad esempio quelle di Roma. La nostra sfida perciò deve essere quella di porsi l'obiettivo di seguire il modello del piccolo ateneo virtuoso, in cui si offrono competenze specifiche in un ambiente accogliente e con servizi di qualità per lo studente.






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