ANNO 14 n° 89
Mix batteri salverā
dai disastri ambientali
Alla ricerca ha contribuito il Dibaf dell'Universitā della Tuscia
30/01/2012 - 00:45

di Giovanna Bianconi

VITERBO - La tragedia della Costa Concordia non è che la punta dell’iceberg di un irrisolto problema ambientale. Non di rado avvengono disastri o piccole perdite di idrocarburi, che minacciano coste e fondali del Mare Nostrum.

Negli ultimi anni, spinti da emergenze più o meno catastrofiche, molti gruppi di lavoro di livello internazionale hanno iniziato a svolgere ricerche nel settore. L’Italia stavolta non è il fanalino di coda, anzi contribuisce fattivamente con nuove scoperte.

Presso il Laboratorio di microbiologia agraria del Dibaf (Università della Tuscia) il professor Francesco Canganella ed il suo gruppo di ricerca lavorano da anni su campioni provenienti dai tank delle industrie petrolifere.

Da essi hanno isolato batteri del genere Pseudomonas da cui sono stati estratti alcuni tipi di surfattanti, i biosurfattanti. Entrambi sono sostanze che riescono a frammentare (emulsionare) il greggio in goccioline finissime, aumentando la superficie esposta e facilitando così la successiva degradazione ad opera dei batteri presenti nell’ambiente.

Ma mentre i primi sono di origine sintetica, e quindi di per sé inquinanti, i biosurfattanti sono completamente biodegradabili e quindi più adatti alle bonifiche ambientali.

La loro applicazione è già una realtà nel settore petrolifero, ma vengono anche impiegati come pesticidi naturali e come emulsionanti nell’industria degli alimenti.

Gli studiosi della Tuscia sono riusciti ad ottenere un prodotto che contiene un mix di questi composti di origine naturale, riconosciuto dai test di laboratorio in grado di solubilizzare diesel, catrame e persino petrolio grezzo.

Nei prossimi anni il preparato potrebbe trovare addirittura applicazione nella pulitura dei serbatoi delle raffinerie, in fondo ai quali si depositano strati di idrocarburi particolarmente inquinanti e difficili da rimuovere.

Ma il mix sarebbe certamente utile nelle bonifiche da sversamento di petrolio, come quella che ci sarebbe nel caso in cui qualcosa nelle operazioni andasse storto. Eviterebbe l’impiego dei prodotti sintetici tradizionalmente usati in questo tipo di emergenze, ma che da un lato esercitano la loro azione, e dall’altro creano una ulteriore contaminazione ambientale.






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