ANNO 14 n° 110
Turismo e termalismo
per la svolta
Proposte concrete dalla giornata dell'Isola che non c'č di FondAzione
26/09/2016 - 02:00

di Nicola Savino

VITERBO - L'Isola che non c'è, la kermesse organizzata da FondAzione, diventa più grande e il secondo appuntamento tara meglio alcune sfasature che si erano palesate in occasione dell'esordio. Gli argomenti affrontati continuano ad essere tanti (forse anche troppi), ma si nota lo sforzo per raggruppare e condensare e soprattutto per dare risposte chiare e concrete, piuttosto che limitarsi alla semplice esternazione. I problemi ci sono, lo sappiamo tutti, ma la mera denuncia non basta: bisogna cercare di proporre ed offrire soluzioni. Un brainstorming (come usano dire quelli veramente bravi) vero e proprio. Che poi è il metodo usato soprattutto in campo pubblicitario quando per trovare ''la soluzione di un dato problema si effettuano sedute intensive di dibattito e confronto delle idee e delle proposte espresse liberamente dai partecipanti''.

Esattamente ciò che è accaduto ieri all'Hotel Salus Terme con ottima partecipazione di pubblico e validi contributi da parte dei relatori. Chi aveva qualcosa da dire in ogni settore della vita cittadina e provinciale, ha avuto il suo spazio per farlo, ma in tempi contenuti perché è inutile (e persino controproducente) sbrodolarsi in tanti discorsi. Bisogna andare subito al sodo, raccontando la propria esperienza, il proprio percorso, le difficoltà incontrate, i successi ottenuti. E le delusioni (anche quelle fanno parte della crescita) e le difficoltà. Il quadro finale è che Viterbo e la Tuscia hanno ottime potenzialità praticamente in ogni settore, ma (troppo) spesso le buone idee fanno fatica a concretizzarsi. E non è la ''maledizione del lucumone'' alla quale ci si abbandona con eccesso di fatalismo e un pizzico di buonumore per giustificare le (tante) cose non fatte. Magari cominciate, ma mai terminate. Piuttosto bisognerebbe interrogare le classi dirigenti passate e presenti (e non solo quelle locali) per comprendere come mai della Trasversale, ad esempio, si parli da quarant'anni e ancora oggi nonostante tutti siano convinti che si tratta di un'opera strategica per l'intero territorio e quando finalmente ci sono anche i soldi per completarla, si sta ancora discutendo del colore del tracciato: giallo, verde, blu, viola, arcobaleno... Una confusione di cromatismi che potrebbe provocare altri allungamenti dei tempi di realizzazione, confusione, discussioni infinite. Quella arteria va completata e basta: senza se e senza ma. La ricerca a tutti i costi del meglio molto spesso è nemica del bene.

Si parla di cultura e di sociale, di teatro e di musica, di arte e di musei, di economia e di imprenditoria. Si cerca soprattutto una chiave per la svolta. E su questo par di comprendere che la famosa unità di intenti è una realtà. In uno dei tavoli tematici, dedicati appunto allo sviluppo, la sintesi di una serie di qualificati interventi è che Viterbo e la Tuscia hanno un'unica strada da percorrere per crescere ed è quella del turismo. Alcune oasi (Caprarola, Villa Lante, Bomarzo, Tarquinia, la stessa Viterbo) fanno registrare buoni riscontri, peraltro in crescita (il boom di Civita di Bagnoregio è un fenomeno a parte), ma su queste basi si può e si deve costruire una rete solida che sappia sfruttare ogni minimo angolo di una terra bella, ma poco conosciuta sia in Italia che all'estero. La deliziosa Calcata, nel suo piccolo, si fa valere, 'ma - sottolinea Luciano Sestili, presidente del parco del Treia - servono obiettivi comuni che mettano a regime bellezze naturali e architettoniche, aspetti culturali ed enogastronomia'. Insomma, chi viene da queste parti deve essere ''bombardato'' (in maniera benevola, è chiaro) e indotto a tornare e a diventare egli stesso 'promoter'.

E c'è un altro tema sul quale vale la pena spendere qualche parola: il termalismo. In Toscana, dove stanno almeno vent'anni avanti, la risorsa viene sfruttata in maniera intelligente e seria. Si fa impresa e si crea lavoro con l'acqua termale: qui da noi, no. Gabriele Scorza, presidente dell'Associazione del Bagnaccio (circa 4mila soci e 40mila accessi all'anno) segnala che da quelle parti si lavora con 2 litri d'acqua al secondo: ''Ma questo non impedisce che ogni sera e per 365 giorni all'anno le vasche vengano svuotate, ripulite e nuovamente riempite''. Insomma non ci vuole noi tanto. ''Se vogliamo che Viterbo diventi davvero città termale, devono finire i monopol'', tuona il consigliere comunale Goffredo Taborri, amministratore di lungo corso. E pure che finalmente si ponga mano agli emungimenti abusivi magari per innaffiare la rucola o il prezzemolo...

Ma Viterbo, purtroppo, è anche la città delle occasioni perse: parola dell'ex sindaco Giulio Marini. ''Ho creduto fermamente e ho lavorato seriamente - sottolinea - per l'aeroporto. Fra meno di 10 anni, Fiumicino avrà raggiunto il punto di saturazione. Che succederà in quel momento? L'aeroporto qui da noi avrebbe significato anche infrastrutture, stradali e ferroviarie: magari insieme a me avrebbero dovuto lottare con convinzione anche altri...''. Ma non c'è più tempo le recriminazioni. La strada è tracciata: turismo e termalismo per crescere. E soprattutto basta con le chiacchiere e le promesse.






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