ANNO 14 n° 88
''Trovato era la mente del gruppo e io il suo uomo di fiducia''
Sokol Dervishi davanti ai pm della Dda: ''Voleva imporre rispetto e onore''
28/12/2019 - 07:01

VITERBO – (b.b.) ''Giuseppe Trovato era la mente del gruppo e io, all’inizio, sono stato il suo uomo di fiducia a cui si è rivolto per gli attentati contro i concorrenti Compro Oro. Poi si sono aggiunti gli altri''. E’ Sokol Dervishi a raccontare al pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia romana come era organizzato il clan italo-albanese sgominato dai carabinieri lo scorso 25 gennaio dopo mesi di indagini e intercettazioni.

Il 33enne originario dell’Albania, considerato braccio destro dei vertici del sodalizio, da settimane è divenuto collaboratore di giustizia. Ed è dal carcere di Nuoro, dove era recluso in regime di 41bis prima di essere trasferito nel frusinate, che ha deciso di parlare. Le sue confessioni sono ora racchiuse in 123 pagine di verbali. 

''Trovato voleva controllare il territorio; voleva che le persone del viterbese si rivolgessero al gruppo per qualsiasi cosa, voleva imporre rispetto e onore''. Imporlo con minacce, intimidazioni, pestaggi e incendi a chiunque ostacolasse i suoi piani.

Così, a cavallo tra il 2016 e gli inizi del 2019, il sodalizio avrebbe messo a ferro e fuoco la città per raggiungerne il controllo sotto la guida dei due capi: da una parte Giuseppe Trovato, titolare di alcuni punti di Compro Oro, che avrebbe tentato di azzerare la concorrenza, dall’altra Ismail Rebeshi che invece avrebbe voluto monopolizzare lo spaccio di droga nel capoluogo.

''E’ vero che tra i due era intervenuto un accordo – avrebbe proseguito il 33enne, detto ''Codino'', di fronte al pm Fabrizio Tucci – Trovato aiutava Rebeshi a controllare il mercato della droga a Viterbo e Rebeshi, con i suoi uomini, aiutava Trovato a incendiare i negozi e le auto dei concorrenti dei Compro Oro''.

Tutti gli incendi sarebbero stati commissionati dai vertici del clan e sarebbero avvenuti con le medesime modalità: prima il sopralluogo, poi ''con una bottiglietta da mezzo litro, si andava a prendere la benzina'' e infine si ''dava fuoco all’auto'', fuggendo subito dopo.

Recluso da undici mesi al 41bis, il 33enne albanese lo scorso 15 dicembre ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, che in caso di condanna, gli permetterà di ottenere lo sconto di un terzo della pena. Con lui anche due suoi presunti sodali, Luigi Forieri e Martina Guadagno.

Per i restanti, finiti in manette dopo il maxi blitz dei carabinieri, in caso di rinvio a giudizio sarà processo ordinario. Si tratta di Spartak Patozi, Gazmir Gurguri, Gabriele Laezza, Fouzia Oufir, Shkelzen Patozi, Ionel Pavel, Manuel Pecci ed Emanuele Erasmi.





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