ANNO 14 n° 116
''Troppi noccioleti,
biodiversitą a rischio
e i terreni diventano
chimico-dipendenti''
Sos dell'Accademia Kronos
11/01/2015 - 01:01

RONCIGLIONE  - L'espansione dei noccioleti in atto in  provincia di Viterbo metterebbe a rischio la biodiversità e rischia di rendere i terreni chimico-dipendenti. E' quanto sostiene Ennio La Malfa dell'Accademia Kronos, secondo il quale, la Regione Lazio dovrebbe obbligare chi compra terreni per impiantare noccioleti ad adottare solo sistemi di agricoltura biologica o comunque ecocompatibile, mettendo al bando erbicidi, pesticidi e fertilizzati chimici.

''Da quando il costo delle nocciole è aumentato in maniera abnorme, arrivando a 500 euro a quintale - argomenta La Malfa -, è scoppiata la corsa verso gli ultimi terreni vergini o tradizionalmente legati ad altre colture del viterbese. Terreni che sono passati da 20mila euro ad ettaro dello scorso anno ai 40-45mila euro e oltre. Una cifra - sostiene - che fino ad un anno fa era impensabile, quasi fossero terreni edificabil''.

Ad avviso di La Malfa, tra le cause del boom dei noccioleti c'è anche il fatto che la Ferrero ''è entrata nel mercato alimentare cinese e teme di non aver sufficienti nocciole per i suoi prodotti, per questo sta incentivando in Italia e all’estero la piantumazione di noccioleti''.

''A livello mondiale - aggiunge il rappresentante dell'Accademia Kronos - è iniziato un profondo cambiamento climatico che sta portando al massimo stress le piante da frutto di tutto il Mediterraneo. La realtà è che le condizioni climatiche tenderanno sempre di più a peggiorare (vedi che sta accadendo in questi giorni) per cui bisognerà pensare ad altre coltivazioni più resistenti a questo che tecnicamente è chiamato global change''.

Secondo La Malfa tutto passa dalla difesa della biodiversità. ''La biodiversità - sottolinea - è alla base della vita sul nostro pianeta e nel mondo agricolo è sinonimo di suoli sani e fertili. I vecchi agricoltori che amavano la loro terra alternavano anno dopo anno colture di foraggio, come l’erba medica, a grano o altre graminacee e lungo i filari delle viti o degli olivi alternavano coltivazioni di leguminose, trifoglio ed altre essenze capaci di ripristinare naturalmente il carico nutrizionale dei terreni. I fertilizzanti erano solo stabbio animale maturato, cenere ed altre sostanze organiche naturali, come antiparassitario si usava la poltiglia bordolese, usata già dagli antichi romani. Quei terreni così trattati sono rimasti produttivi per secoli e secoli. La monocoltura - dice ancora La Malfa - ha invece impoverito i terreni di sostanze minerali essenziali per lo sviluppo delle piante fino a portarli alla sterilità''.

Da qui l’esigenza di usare concimi chimici che alla fine hanno reso i terreni chimico-dipendenti. Infatti se, dopo anni di prodotti di sintesi, i terreni non venissero più concimati chimicamente, finirebbero in breve tempo per trasformarsi in deserto.

Secondo Accademia Kronos ora c’è il pericolo che buona parte della campagna viterbese finisca per diventare chimico-dipendente con tutti i rischi non solo per la fertilità naturale dei terreni, ma soprattutto per la salute dei cittadini.

''Con questo - conclude La Malfa - non si vuole dire no a priori all’acquisto di terreni agricoli per trasformarli in noccioleti, ma almeno cercare una regolamentazione razionale, preservando quel poco che resta della biodiversità delle nostre campagne. La regione Lazio quindi dovrebbe obbligare, chi compra terreni per impiantare noccioleti, di adottare solo sistemi di agricoltura biologica o comunque ecocompatibile, mettendo al bando erbicidi, pesticidi e fertilizzati chimici''.






Facebook Twitter Rss