ANNO 14 n° 116
Traffico internazionale di droga, Rebeshi non risponde alle domande del pm
Il 35enne è accusato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio
30/11/2018 - 01:33

VITERBO – (b.b.) Interrogato in carcere, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nessuna parola è uscita dalla bocca di Ismail Rebeshi, il 35enne originario dell’Albania arrestato martedì scorso mentre era all’interno del suo night club, perché accusato di traffico internazionale di droga.

Chili e chili di cocaina ed eroina arrivati direttamente dall'Albania e dalla Colombia che Rebeshi, secondo l’ipotesi della Procura, avrebbe poi immesso illegalmente sul mercato del centro Italia e delle isole. Andando a rifornire anche la banda sarda capeggiata da Sandro Arzu e Alessandro Ghisu, fermati lo scorso febbraio assieme ad altre tredici persone.

A finire in carcere con lui, martedì, nell’ambito della complessa operazione Ichnos, portata avanti dai carabinieri di Carbonia, anche Vincenzo Polito, 48 anni di Roma legato alla 'ndrangheta mentre Massimo Leoni, 42enne di Como e Giuseppe Tinenzo, 40enne napoletano residente a Gallarate, vicini la camorra, sono finiti ai domiciliari. Una quinta persona, sfuggita alla cattura, si trova invece all’estero.

Già arrestato nel 2008 per la stessa tipologia di reati, Rebeshi patteggiò una condanna a due anni e oggi, ad una manciata di mesi di distanza, si trova di nuovo nella casa circondariale di Viterbo: l’accusa contestata è quella di associazione a delinquere finalizzata alla spaccio di sostanze illecite.

A nulla sarebbe valso, dopo il primo arresto, il tentativo di rifarsi una vita come imprenditore e gestore di un night club e di un deposito auto sulla Cassia Nord: lo stile di vita ostentato anche sui social network e i legami con la malavita, avrebbero spinto i carabinieri a continuare ad indagare sui traffici di Rebeshi, fino poi all’arresto.

Mercoledì mattina, assistito dal proprio avvocato di fiducia del foro di Roma, il 35enne è stato interrogato, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Un silenzio che darà modo al suo difensore di capire quale sia la migliore strada da percorrere. Tra tutte, quella di un Riesame per ottenere un alleggerimento della misura cautelare.





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