ANNO 14 n° 110
''Tradita dai sindaci la volontą popolare, gli aumenti vanno revocati''
Erbetti: ''I salvatori di Talete? Un'armata Brancaleone''. Ciambella: ''Il 13 febbraio tutti al consiglio straordinario''. Frontini: ''Nocchi e Arena: dove siete?''
26/01/2020 - 09:54

VITERBO - ''Attraverso forme di pressione democratica ci riapproprieremo dell’acqua, riportandola dentro un governo che sappia apprezzarla e restituirla ai cittadini come diritto e non come merce. La prima richiesta è che venga revocata la delibera con gli aumenti, cosa che può essere fatta immediatamente. La seconda, è che Talete sia cancellata e si inizi una gestione del servizio attraverso una forma di diritto pubblico, non più su base provinciale ma idrografica. I confini amministrativi non hanno nulla a che vedere con il ciclo dell'acqua''.

E’ forte e chiaro il messaggio lanciato ieri da Bengasi Battisti, coordinatore nazionale degli enti locali per l’acqua pubblica, all’assemblea organizzata a piazza delle Erbe dal Coordinamento dei comitati ''Non ce la beviamo''.

''L’acqua, diritto universale di tutti i cittadini, oggi in tempo di crisi sta diventando un privilegio sempre più sotto attacco da parte di chi vuole ridurla a merce e trarne profitto''. Con queste parole Paola Celletti, membro del Coordinamento, ha aperto il sit-in. ''Attraverso questo metodo tipico del sistema privato - ha sottolineato - sindaci di tutti i colori politici hanno tradito la volontà dei cittadini espressa nei consigli comunali. Vengono chiesti ancora sacrifici per sostenere una società di diritto privato che nonostante continui rincari delle tariffe non è stata in grado di garantire agli utenti né servizi adeguati né investimenti. Dopo 14 anni di gestione ci ritroviamo con un 60 per cento di dispersione nella rete, lunghissime file verso gli uffici, assenza di sportelli sul territorio, erronee fatturazioni e distacchi illegittimi. Sappiamo bene che Talete è una struttura funzionale ad aprire agli investitori privati''.

Dal canto suo, Battisti ha aggiunto: ''L’acqua è un elemento che è indispensabile per la vita di ognuno. insostituibile, esauribile e non riproducibile. E’ il bene principale per affermare anche un rapporto di solidarietà con le future generazioni. Alle future generazioni gli elementi indispensabili per la nostra vita li dovremmo restituire integri e soprattutto come diritto inalienabile. Questo diritto inalienabile che si declina nel nostro caso come acqua pubblica fuori dal mercato, acqua diritto e non merce è una battaglia e una lotta di civiltà''. Battisti ha attaccato poi la Regione per la mancata applicazione della legge numero 5, parlando di ‘'un attentato alla democrazia e alla volontà popolare''. ''Nel Viterbese – ha proseguito – ciò avviene attraverso la Talete, dove i sindaci soci possono andare e con una delega in bianco, senza nessuna discussione con i consigli comunali e senza nessun confronto con i cittadini, approvare norme, bilanci, piani industriali, piani di assunzione, senza confrontarsi con nessuno''.

Presenti in piazza diversi rappresentanti politici, di vari schieramenti: il capogruppo del Movimento 5 Stelle Massimo Erbetti e la consigliera Silvia Blasi, il capogruppo del Pd Luisa Ciambella, Chiara Frontini e Patrizia Notaristefano di Viterbo 2020, Antonio Rizzello di Italia Viva, Yuri Cavalieri, consigliere comunale di Rifondazione comunista a Civita Castellana, Fabio Valentini, consigliere provinciale di ''Per i beni comun''. E infine, sul fronte sindacale, rappresentanti dell'Usb e Beppe Sini, responsabile del Centro per la Pace di Viterbo.

Ha ironizzato, ma mica tanto, Erbetti: ''I nostri amministratori sono andati a Roma per chiedere ad Arera un prestito da 40 milioni senza un piano aziendale. Sono andati a chiedere soldi senza dire cosa ci avrebbero fatto. Sembrano una armata Brancaleone. Sono degli improvvisati. Sarebbero questi gli esperti che vogliono salvare la Talete?”.

Luisa Ciambella ha invece invitato i cittadini a partecipare in massa al consiglio comunale aperto del 13 febbraio, proprio dedicato a Talete: ''Anche Arera non si fida di Talete. I nostri amministratori a Roma sono stati respinti, l’aumento delle tariffe non è sufficiente per avere il prestito, serve un piano industriale. Manca una visione complessiva per la soluzione del problema''. Ciambella ha fatto notare anche un paradosso, ''che dei 27 sindaci che hanno votato l’aumento delle tariffe all'assemblea dell'Ato del 30 dicembre, 11 sono sindaci di Comuni che sono ancora fuori da Talete''. ''Insomma – ha aggiunto - chi mantiene la propria tariffa ha deciso per l'amento di quella degli altri. Ciò sarà anche permesso dalle regole, ma mi pare moralmente discutibile''.

Poi è stato il turno di Chiara Frontini: ''Voglio stigmatizzare il comportamento di chi rappresenta le istituzioni: Arena e Nocchi. Che, pur essendo stati invitati a rendere conto delle loro azioni in rappresentanza dei cittadini, non si sono visti. Capisco che sia più facile andare tra la gente  quando si tratta di tagliare nastri…”. Frontini ha poi ricordato che il consiglio comunale ''aveva dato mandato al sindaco di votare contro ogni aumento delle tariffe, senza se e senza ma. Nonostante ciò, è avvenuto l'esatto contrario''.

''È assurdo, vergognoso e scandaloso – ha scandito invece Silvia Blasi - che aumenti vengano approvati di anno in anno e che i cittadini siano costretti a pagare gli errori di chi ha gestito il servizio in tutto questo tempo. Le responsabilità hanno nomi e cognomi precisi''.

Di un problema di democrazia, al di là della questione dei rincari, ha parlato anche Yuri Cavalieri: ''Ritengo molto grave che il sindaco di Civita Castellana e quelli di altri grandi Comuni della provincia abbiano disatteso il voto contrario agli aumenti espresso dai rispettivi consigli''.

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