ANNO 14 n° 89
''Tornare agli Stati nazionali significa
perdere la sfida con la Storia''
Intervista a Simona Bonafč, candidata Pd alle elezioni europee per il collegio Italia centrale
18/04/2019 - 12:14

di Annamaria Lupi

VITERBO - ''Senza è peggio – Perché l'Europa serve'' è il titolo del libro di Simona Bonafè che la stessa autrice, e candidata Pd alle Europee per l'Italia centrale, ha presentato presso il Caffè Schenardi a un numeroso pubblico di iscritti e simpatizzanti.

Ad accompagnarla nella visita alla nostra città Giuseppe Fioroni, membro della direzione nazionale del Partito democratico.

Prima dell'incontro abbiamo colto l'occasione per rivolgerle alcune domande prendendo spunto dal suo volume.

Perché l'Europa serve?

''L'Europa serve perché se noi oggi pensiamo di affrontare le questioni globali tornando indietro agli Stati nazionali perdiamo semplicemente la sfida con la Storia. Certo l'Europa va cambiata, io non voglio difendere l'Europa così com'è perché va resa sicuramente più democratica, più vicina ai cittadini e vanno aumentate le politiche, per esempio, anche di integrazione. Però pensare che senza Europa si possa esistere è una pura follia. Penso a una questione su tutte: il tema dell'immigrazione. L'abbiamo visto anche in questi giorni con la crisi della Libia e la richiesta del vice premier Di Maio e del ministro Toninelli che sia l'Europa a occuparsene.

Ricordo che sia la Lega che i 5 stelle al parlamento europeo hanno votato contro la riforma di Dublino, quella che prevede la ripartizione obbligatoria dei richiedenti asilo. E di fronte alla crisi libica non avremo migranti economici, a cui puoi negare l'accesso, ma profughi a cui devi garantire il diritto di accesso. E con le politiche attuate da Lega e 5 stelle l'Italia corre il rischio di non ricevere una mano da parte dell'Europa. Ho fatto riferimento a questa problematica ma potrei citarne altre.

Noi siamo un Paese di esportatori e oggi, alla luce di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, pensare di muoversi da soli come Italia è follia, non riusciremmo ad avere quel potere contrattuale che ci permette per esempio di superare i dazi. Quindi sicuramente l'Europa serve ma è un'Europa che va cambiata e queste devono essere elezioni per dire anche come vogliamo cambiarla. Io sono dell'idea che vada rafforzata e non demolita, come vogliono fare invece i nostri avversari politici''.

Cambiare, ma come? Il tema del cambiare l'Europa gira da molto tempo ma poi alla fine non ci si riesce almeno come Italia. Forse non abbiamo il peso politico necessario?

''Non abbiamo il peso politico, non abbiamo nemmeno le alleanze. Perché l'Italia è stata il Paese fondatore, il Paese che ha costruito l'Europa, che l'ha portata sino a qui e che ha fatto anche in modo che molti poteri andassero nelle mani di un parlamento europeo. Un parlamento che oggi è sicuramente più forte degli anni passati, che ha un ruolo da protagonista su molte materie però non basta. Per cambiare l'Europa occorrono le alleanze giuste con i Paesi giusti, soprattutto adesso che si parla di un'Europa a più velocità. Già ora abbiamo Stati dell'Ue che hanno l'euro e altri no. L'idea di mettere più politica comune oggi richiede che ci sia un governo nazionale che abbia però la volontà politica di farlo. La mia preoccupazione è che, finché ci saranno Lega e 5 stelle, non progrediremo verso un'Europa maggiormente integrata. Almeno per quanto riguarda il nostro Paese''.

Però sinora la cosa che sembra aver accomunato i paesi membri della Ue è stata la moneta unica, non crede ci sia bisogno di unione anche su altre questioni?

''Non c'è dubbio. Infatti il sogno di Altiero Spinelli era quello dell'Europa politica poi si è visto che già alla nascita della Ue il problema era complesso, così si è pensato di unire le economie. Noi non solo abbiamo unito l'economia ma anche messo addirittura insieme la moneta. Oggi abbiamo una politica monetaria unica ma anche però 28 politiche fiscali diverse, cioè ogni Paese si fa la sua politica del lavoro, la sua politica fiscale e questo non va bene. Una situazione che produce fenomeni di dumping, con aziende che chiudono in Italia e vanno per esempio in Romania dove il costo del lavoro è più basso.

Ecco perché bisogna mettere insieme più cose: penso ad esempio all'idea di un salario minimo europeo, a uno statuto dei lavoratori europeo che garantisca dei diritti minimi per tutti perché non ci può essere un'Europa unita dalla moneta ma divisa sul fronte dei diritti del lavoro e dove si fa dumping tra Stati membri. Non è questa l'idea di Europa che abbiamo in mente''.






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