ANNO 14 n° 89
Teatro Unione, il j'accuse del mondo culturale
Dall'ipotesi di assegnazione all'Atcl ai nuovi arredi ''deturpanti''
18/07/2017 - 16:02

VITERBO – (aml) La cultura approda nella sala d'Ercole di Palazzo dei Priori con il consiglio straordinario, voluto dalla minoranza, per parlare della futura gestione del teatro Unione e in generale delle attività culturali. Seduta voluta aperta dal presidente del consiglio Marco Ciorba per consentire di intervenire anche ai non consiglieri. Obiettivo dell'assise straordinaria: il confronto tra amministratori e chi fa teatro e di teatro vive. All'appello hanno risposto Gian Maria Cervo di Quartieri dell'arte, Alfonso Antoniozzi cantante lirico di fama internazionale e direttore artistico di teatri nazionali, e Paolo Manganiello vice presidente dell'associazione Astarte. Eccellenze della cultura viterbese ma si auspicava una partecipazione più significativa delle numerose associazioni culturali operanti a Viterbo. Poi si capisce il motivo della scarsa presenza: loro tre hanno saputo della seduta per passaparola e non per una comunicazione ufficiale da parte del Comune.

E all'amministrazione non fanno sconti. Inizia Gian Maria Cervo sparando a zero sul restauro dell'Unione e dichiarandosi irritato dalle scelte operate: ''arredi al limite della deturpazione, sipario blu dal sapore jettatorio, poltrone da agenzia immobiliare e l'impossibilità di utilizzare la graticcia''. Un ''orrore'' e la situazione non migliora ''se pensiamo alle ipotesi sulla gestione del teatro''.

Boccia seccamente l'ipotetica assegnazione ad Atcl ''che ha tutto l'interesse – incalza - che non ci sia, a livello produttivo, lo sviluppo di attività teatrali locali. Oltre ad essere un ente che ha una forte situazione debitoria anche nei confronti di associazioni locali, una tale assegnazione impedirebbe alle realtà viterbesi di fare domanda per accedere ai fondi ministeriali e regionali e Mibact e Pisana non invierebbero altri finanziamenti a Viterbo''. La sua proposta: ''Per creare sviluppo si potrebbe pensare alla realizzazione di un centro di produzione teatrale oppure di una compagnia di residenza che potrebbe poi gestire la produzione dell'Unione''. Cervo conclude con un appello a riconsiderare ''la scelta dell'Atcl che rasenta la follia e va palesemente contro la città'' e con un monito: ''Se entro quest'anno non si presenta la domanda per i fondi connessi alle attività da svolgere presso l'Unione si dovrebbe poi attendere il prossimo triennio''.

''Il teatro è tale se produce. Da anni l'Unione viene gestita come una cucina che non sforna piatti ma chiama sempre il catering'' è la metafora utilizzata da Alfonso Antoniozzi per definire la linea adottata nella gestione delle stagioni teatrali. Una frecciata poi in punta di stiletto sul sipario ''Lasciamo perdere la tonalità scelta, chi è entrato almeno una volta in un teatro sa qual è il colore giusto''.

''L'Atcl – sottolinea - è un ente distributore che non produce e la cultura dell'ospitata non crea nulla sul territorio. Il teatro è una realtà produttiva che crea anche occupazione e dà uno stipendio immediato a varie maestranze. Nell'Unione non c'è neanche un parco luci, è come gestire una casa utilizzando per pranzo e cena sempre il catering, soldi buttati''. L'idea del centro di produzione avanzata da Cervo ''è una soluzione, anche se io auspico nel lungo termine la creazione di una fondazione per liberare il teatro dalla gestione diretta del Comune perché con un finanziamento da 50mila euro non si va da nessuna parte. Suggerirei che Palazzo dei Priori resti responsabile del teatro, il sindaco ricoprirebbe il ruolo di presidente della fondazione ma per quanto riguarda il direttore artistico sarebbero i soci a sceglierlo''. Oltre alle opportunità occupazionali rimarca anche il ruolo di aggregazione sociale di un teatro. ''Ma non scambiatelo per una sala che ospita spettacoli, in tal caso meglio spendere soldi per un proiettore. Si deve però ragionare su almeno 150 alzate di sipario l'anno e farlo diventare punto di riferimento per realtà professionali, musicali ma anche amatoriali. Così articolato un teatro ha possibilità di attingere anche ai fondi della comunità europea''. Conclude quindi con l'invito ad ''abbandonare la mentalità deleteria di far vivere l'Unione per poche giornate l'anno''.

Più che un catering, per il vice presidente di Astarte Paolo Manganiello, ''è un fast food in cui si gustano prodotti neanche ben confezionati''. Punta poi il dito sulle mancanze tecniche – luci, graticce, corde – che lo assimilano ''a un grande capannone dove dentro non c'è nulla. Anche se io non l'ho visto – rimarca con un pizzico di amarezza – perché non sono stato invitato all'inaugurazione''. Al contrario di quando, amministrazione Marini, veniva insieme ad altri operatori culturali interpellato durante la fase dei lavori. Richiama quindi l'attenzione sulla mancanza di educazione al teatro. ''Occorre un coordinamento per formare i giovani, iniziando da un coinvolgimento degli alunni delle elementari, e sensibilizzarli verso questa forma d'arte. In città esistono molti laboratori di teatro sociale, realtà che anche queste dovrebbero essere coinvolte''.

E dice basta alla politica di ''illuminare il teatro dall'esterno con cose acquistate a random, illuminiamolo dall'interno. Sul territorio abbiamo operatori che hanno le potenzialità per gestire l'Unione e far crescere l'interesse del pubblico nei confronti delle possibilità che Viterbo ha a livello teatrale''.

''Teatro sociale, scuole ma anche quello che viene definito teatro di comunità, altrimenti fallisce la missione di inclusività del teatro'' ricorda Cervo che conclude con una battuta al vetriolo: ''Solo la dabbenaggine di qualcuno non permette di capire la valenza di un teatro in un piccolo centro''.






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