ANNO 14 n° 89
Task force per risolvere il problema arsenico
Parteciperanno Università, Ato, Asl, Talete e associazioni di categoria
15/04/2013 - 04:00

VITERBO - Una Task Force per la Tuscia con Università, Asl, Ato, Talete, organizzazioni professionali e di categoria e associazioni dei consumatori per risolvere il problema dell'arsenico nelle acque del Viterbese.

E' quanto reso noto dal capogruppo della Lista per il Lazio Riccardo Valentini, il docente dell'Università della Tuscia eletto nel listino Zingaretti alle scorse elezioni.

Questa mattina, intanto, (lunedì 15 aprile) si terrà un incontro in Regione alla quale  parteciperanno il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l’assessore all’Ambiente Fabio Refrigeri, il presidente della Commissione regionale Ambiente, Enrico Panunzi, e il capogruppo della Lista per il Lazio, Riccardo Valentini. per fare il punto sull’emergenza arsenico ed elaborare una strategia di intervento immediato.

''Purtroppo, - ha spiegato Valentini - nonostante siano trascorsi diversi anni dal decreto legislativo che imponeva ai singoli comuni di adeguarsi alle normative europee (datato 2 febbraio 2001), siamo ancora all’anno zero. Ma questa volta la musica deve cambiare. È necessario realizzare tutti i dearsenificatori previsti e sviluppare un nuovo approccio che, con minor costi di manutenzione, garantisca i cittadini sul lungo periodo, facendo dell’arsenico un ricordo lontano”.

Valentini ha precisato anche il rapporto tra arsenico e catena alimentare con i rispettivi rischi per la salute. “Quando ci rapportiamo all’arsenico – ha sottolineato il capogruppo della Lista per il Lazio – dobbiamo separare acqua e alimenti. Il Dibaf, dipartimento dell’Università della Tuscia, ha sviluppato un sistema di monitoraggio con metodiche validate dall’Istituto Superiore di Sanità. Dal monitoraggio effettuato nel Viterbese risulta una situazione preoccupante per l’acqua destinata al consumo umano. Ma non sono emerse contaminazioni pericolose per la salute delle persone per quanto riguarda latte, carne, pesce e frumento. È tuttavia fondamentale proseguire i monitoraggi, cosa che in passato non è stata fatta, dotandosi, a livello istituzionale, di un sistema costante capace di concentrare i dati a disposizione per informare rapidamente i cittadini e sviluppare una mappatura in pochissimi mesi della situazione della Tuscia. Un sistema – ha concluso Valentini - che l’Università di Viterbo ha elaborato già da tempo”.

Dopo la pubblicazione dello studio dell'Iss che nei cittadini del Viterbese ha evidenziato una concentrazione di arsenico pari al doppio rispetto agli abitanti delle zone non a rischio, è intervenuto anche il presidente della Camera di Commercio Ferindo Palombella che ha commentato così: ''È necessario l'intervento immediato dei massimi rappresentanti istituzionali, affinché si mettano in campo tutte le risorse necessarie e si individuino soluzioni definitive per superare in tempi strettissimi quella che è diventata una vera e propria emergenza di rilevanza nazionale che sta già penalizzando l’economia della Tuscia”.

Ieri, intanto, è partita lo sciopero della sete a staffetta organizzato dal candidato sindaco di Viva Viterbo, Filippo Rossi. L'iniziativa proseguirà oggi con il passaggio del testimone a un'altra persona e così di seguito. 'Sciopero della sete a staffetta per tutto quello che non è stato fatto contro l'arsenico e che invece si poteva fare in tutti questi anni - ha detto Rossi -. Inoltre il nostro primo atto sarà quello della convocazione di un Consiglio comunale ad oltranza e aperto agli interventi di associazioni, esperti, organizzazioni e cittadini per trovare una soluzione al problema arsenico'. Il candidato annuncia anche i nomi di quanti hanno aderito all'iniziativa, già coperta fino alla fine del mese. La staffetta funzionerà  così: 'Un giorno ciascuno passandoci simbolicamente il testimone della protesta contro una situazione che va avanti da anni sulla pelle delle persone. Invito tutti i cittadini a partecipare, al di là di ogni schieramento politico. Non si possono più costringere le famiglie a comprare l'acqua nei supermercati o andare alle fontanelle come si faceva fino a un secolo fa'.





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