ANNO 14 n° 116
Tagli ai patronati:
''Colpiti i meno abbienti''
Sindacati sul piede di guerra: ''Così sono a rischio servizi essenziali e gratuiti''
03/12/2015 - 13:44

di Nicola Savino

VITERBO - I tagli non lasciano, anzi raddoppiano. Dopo i 35 milioni di euro dell'anno scorso, la finanziaria 2015 prevede un'ulteriore decurtazione di 28 milioni. In tempi di risparmi (o, come si suole dire adesso, di spending review) su tutto, ci può pure stare. Solo che si sta parlando di patronati, cioè di enti che svolgono funzioni essenziali (e gratuite) per i cittadini, soprattutto quelli meno abbienti e non in possesso di un particolare grado di istruzione che possa essere in grado di tenere testa alle richieste, spesso astruse, della pubblica amministrazione. La mannaia è stata proposta dal governo appunto nella legge di bilancio in discussione al Parlamento in questi giorni. Nella sede viterbese della Cgil ci sono i segretari provinciali dei principali sindacati (Miranda Perinelli della Cgil, Giancarlo Turchetti della Uil e Aldo Pascucci della Cisl in rappresentanza di Rosita Pelecca) e i responsabili dei patronati che fanno capo alle organizzazioni sindacali (Marilena Andreini per la Cgil, Ilaria Palese per la Uil e Raffaele Amato per Cisl) e Salvatori delle Acli.

Il coro è unanime: ''E' un autentico furto - sancisce senza mezzi termini Turchetti - perché non è lo Stato a tirar fuori questi soldi, ma sono gli stessi lavoratori e le aziende a finanziarlo attraversi prelievi in busta paga e versamenti mensili''. ''I patronati - aggiunge Perinelli - svolgono un ruolo fondamentale di supporto all'Inps che, senza le pratiche svolte all'esterno, non sarebbe in grado di soddisfare le richieste dei cittadini: non perché non vuole, ma solo perché non ha personale sufficiente per farlo. Penso alle richieste di disoccupazione, purtroppo sempre frequenti, o alle tante incombenze che riguardano i migranti per i quali il patronato è in pratica l'unico punto di riferimento. Questo è un errore strategico grave da parte del governo: noi non ci stiamo e per questo ci stiamo mobilitando''. ''Solo il 33% delle attività dei patronati è finanziato - sottolinea Pascucci - e i servizi non costano nulla ai cittadini, compresa l''eventuale assistenza legale''.

Il cahier de doleances è lungo e articolato. Qualche numero appare necessario per orientarsi e viene fornito dai diretti responsabili delle strutture viterbesi: complessivamente il fondo (alimentato - come detto - da lavoratori e aziende) incassava nel 2012 495 milioni di euro, di questi 35 sono stati tagliati (e incassati) dallo Stato l'anno scorso e altri 28 rischiano identica sorte nelle prossime settimane; in Italia sono circa 12mila gli addetti ai patronati, dei quali un centinaio nella Tuscia: con questi ulteriori tagli, bisognerebbe mandare a casa il 30-40% dell'attuale personale; se non ci fossero questi enti ,è stato calcolato che le spese in più sarebbero di oltre 664 milioni di euro, a carico della fiscalità generale; le pratiche risolte nel 2014 nella Tuscia sono state 50mila (dati ufficiali Inps), senza contare il lavoro di consulenza. Tutto, insomma, fa pendere la bilancia dalla parte dell'inutilità di un siffatto intervento. Che Amato 'legge' in chiave politica: ''Ho l'impressione - scandisce - che l'obiettivo sia colpire i sindacati. Ma così facendo si colpiscono i cittadini con meno risorse e con meno mezzi culturali''. ''Il personale andrebbe aumentato e non diminuito - spiega Salvatori - e per capirlo basterebbe cje qualcuno venga a vedere l'affluenza e le file nei nostri uffici''.

La mobilitazione è partita: domani ad Acquapendente e sabato a Viterbo e Civita Castellana sarà possibile aderire alla campagna a sostegno dei patronati #iocimettolafaccia e #xidiritti; a breve sarà convocato un incontro con i parlamentari del territorio per esporre le problematiche (perché se è vero che il governo propone, è altrettanto vero che qualcuno in Parlamento vota...). ''Va respinto - conclude alzando i toni, Miranda Perinelli - l'attacco al welfare e alle fasce più povere della popolazione''. Perché la conseguenze della riduzione dell'attività dei patronati è molto semplice: bisognerà rivolgersi ai professionisti del settore e delle tante materia coinvolte (con tanto di parcelle annesse). Oppure ai faccendieri. Ne vale la pena per 28 (miseri) milioni di euro?







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