ANNO 14 n° 116
''Suo figlio visitò il boss Bernardo Provenzano''
Caso Manca, su facebook
spunta un presunto testimone
23/08/2013 - 04:00

VITERBO – Un mitomane? Può essere: un social network non è né una fonte né un canale che vanta i crismi dell’ufficialità. I blog nemmeno. Tuttavia val la pena di riportare la notizia che, da ieri, sta facendo il giro del web e dei profili facebook dei familiari di Attilio Manca. 

L’antefatto. Il giornalista Giuliano Girlando, blogger del Fatto Quotidiano, mercoledì (giorno in cui si è saputo dell’archiviazione delle posizioni di cinque indagati sul fascicolo relativo alla morte dell’urogolo) ha scritto su Globalist.it un editoriale dal titolo “Attilio Manca, è stato suicidato un uomo”, linkando l’articolo sulla sua pagina facebook. Qui sarebbero comparsi, e poi spariti, messaggi di un presunto testimone che avrebbe assistito ad una visita di Manca al boss Bernardo Provenzano all’ospedale di Castelvetrano. 

Il post. Di seguito riportiamo il commento originale che ieri è apparso sulla pagina facebook della signora Angela Manca, madre dell’urologo.

“Gentile Signora (riferito alla madre dell’urologo Angela Manca, ndr) suo figlio era in Castelvetrano il 5 maggio 2003 ricoverato in ortopedia appoggiato in chirurgia generale perché troppo piena… Io stesso ho preparato la stanza undici per un vecchio che dovevo assistere… Ma che forse era già ricoverato nell’altro reparto… Sapevo che era per prostata ma non capivo di prima mattina perché in ortopedia… Intuivo che c’era qualcosa che non andava....Dopo un po’, fatto il letto, si presentava alle ore 7 e 45, un vecchio di statura piccola tanto da essere portato in braccio da un uomo coi capelli bianchi, alto e robusto e gentile con cui ho parlato e non aveva alcun tipo di accento… Il vecchio dopo l’arresto l’ho riconosciuto come Bernardo Provenzano, dato che si era presentato come Gaspare Troia. Il nome non l’ho scritto nella cartella termometrica perché dicevano che era in chirurgia… L’uomo coi capelli bianchi l’ho riconosciuto come Salvatore Lo Piccolo e il figlio Sandro (padre e figlio furono arrestati durante un blitz nel 2006 ndr) erano 15 persone, troppe per un vecchio in una stanza sola. Sentivo dire che c’era un medico famoso di Roma, proprio così, mai Viterbo, che era esperto in tumori di prostata, che sapeva solo lui fare tale intervento. Ma che ci veniva a fare a Castelvetrano se c’erano altri ospedali.. Boh. Era vestito coi pantaloni e il dolcevita color mattone che ha in foto. Un dolcevita a maggio, strano, sembrava buttato giù dal letto. Io sono stato vicino a lui ed era circondato come un coniglio in mezzo ai serpenti. Aspettavano le lastre fatte in Chirurgia e mentre veniva preso a braccio da due esseri, tra cui il figli Sandro Lo Piccolo e un figlio di un tale che si è impiccato, era circondato peggio di uno che volesse scappare, sono andati dal primario e si sono chiusi… Io ero turbato… Sono restato solo per molte ore con Provenzano e Lo Piccolo padre, parlavo con loro, e il vecchio, che avevo scambiato per un preside in pensione e gliel’ho detto, mi ha risposto con un sorriso a un milione di denti… Scriveva su un quaderno a righi nero e bordi rossi, che io usai solo a tempo del terremoto del ‘68, per questo mi incuriosì tanto. Gli ho servito il tè e le fette biscottate, poi suo figlio gli ha detto la diagnosi. Ma che razza di dottore è? Me lo sono chiesto per tanto tempo, poi ho capito. Quando li ho visti sul mensile e ho provato panico: c’erano tutti boss, tra cui l’impiccato, e uno brutto, grosso, con gli occhi celesti, mafioso di Carini, il figlio Angelo Provenzano, che firmava fogli, e un altro brutto che solo di recente ho riconosciuto come Messina Gerlando di Agrigento (fu arrestato nel 2010, ndr). Insomma un summit… Ora basta… Ecco la verità su suo figlio e mi dimentichi… Sono in galera e si consoli… Non cerchi di mettersi in contatto... Ho paura e panico”. Poi ancora: “Diceva che era un piccolo interventino perché tumoretto benigno alla prostata, ma doveva essere portato in Costa Azzurra dove non lo so, ma da uno che era stato suo maestro per operarlo e non c'era da preoccuparsi. Doveva vedere il disappunto del vecchio. Poi ho saputo che nel primo pomeriggio tutti si erano volatizzati”.

Quanto possono essere attendibili queste affermazioni? Sono frutto della fantasia di un megalomane o, invece, meriterebbero di essere approfondite e verificate? Oggi, forse più di prima, le incognite sulla morte dell’urologo si moltiplicano.

Attilio Manca era un professionista stimato dai suoi colleghi dell’ospedale Belcolle, lavorava di continuo e faceva decine di operazioni a settimana. Non aveva mai dato segni di tossicodipendenza. 

Quando è stato trovato cadavere quel 12 febbraio 2004 nel suo appartamento in via della Grotticella aveva il naso rotto e il viso tumefatto. Come mai? Inoltre “mio figlio era mancino come ha fatto ad iniettarsi la droga da solo sul braccio sinistro?”, ha sempre ribadito la mamma Angela. “Mi telefonò per dirmi che si trovava in Costa Azzurra per assistere ad un intervento: perché non sono mai stati chiesti i tabulati telefonici?”.





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