ANNO 14 n° 114
Stupro di Capodanno, condannato a 10 mesi giovane romano
La violenza la notte di San Silvestro 2010 al Castello di Roccalvecce
05/04/2013 - 04:00

di Alessia Serangeli

VITERBO – Dieci mesi. Questa la sentenza di condanna emessa ieri mattina dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Viterbo, Francesco Rigato, in accoglimento della richiesta di pena formulata dal pubblico ministero Paola Conti nei confronti di B.G., il 28enne di Roma bene accusato di violenza sessuale su una coetanea e giudicato con rito abbreviato.

L’episodio risale alla notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio 2010 e prese cittadinanza sulle cronache di tutta Italia come lo “Stupro di Capodanno”.

Era stato proprio B.G. ad organizzare il veglione per la notte di San Silvestro con i suoi amici (tutti rampolli della Roma bene) al Castello Costaguti di Roccalvecce. Una nottata di gioia ed allegria (nelle intenzioni) in una location di tutto rispetto, con due saloni e venti camere, tra arredi d’epoca e armi antiche alle pareti.

Poi la denuncia di violenza sessuale, arrivata al Commissariato di Flaminio Nuovo. “Ero intontita dall’alcol e ho capito solo confusamente quello che mi stava succedendo... Mi ero addormentata e ad un certo punto della notte qualcuno mi ha portata in una stanza e mi ha violentata... Non riesco a ricordare se era una sola persona o più di una, ero troppo ubriaca... La mattina dopo mi sono resa conto di quello che era successo perché non stavo bene e avevo delle macchie sulla biancheria. Allora ho deciso di venire in ospedale”. Un racconto drammatico quello di Francesca (il nome è di fantasia), anche lei 28enne, su cui la Procura di Viterbo, competente per territorio, aprì un fascicolo, incaricando gli uomini della Squadra mobile di condurre le indagini, all’epoca coordinate dal sostituto Stefano D’Arma.

Ad uno ad uno vennero sentiti tutti i partecipanti della festa, ma dalle testimonianze, in realtà, non si cavò un ragno dal buco. Così come dal referto medico dell’ospedale Sant’Andrea, dove Francesca era stata visitata: la violenza, infatti, non ebbe carattere violento, piuttosto si consumò perché la giovane non era nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali a causa dell’alcol.

A fornire nero su bianco l’identikit dello stupratore furono invece le tracce biologiche, corrispondenti al profilo genetico di B.G.. L’inchiesta, tuttavia, subì una battuta d’arresto perché Francesca non presentò denuncia formale entro i novanta giorni previsti. “Per i reati più gravi, qual è quello di violenza sessuale, c’è tempo 180 giorni”, spiegarono gli organi inquirenti.

La ragazza avrebbe sporto querela proprio allo scadere dei sei mesi, nel mese di giugno. L’inchiesta venne riaperta e B.G. iscritto sul registro degli indagati.

Ieri mattina la lettura del dispositivo del gup Rigato che lo ha condannato a dieci mesi con la condizionale: B.G., incensurato, non sconterà la pena in carcere né ai domiciliari perché inferiore a due anni.






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