ANNO 14 n° 89
Spese pazze Pd, chiusa l'inchiesta a Rieti, 41 a rischio processo
Coinvolto anche Giuseppe Parroncini
24/12/2014 - 00:00

VITERBO – Chiusa, dalla procura della Repubblica di Rieti, l'inchiesta sulle ''spese pazze'' del gruppo consiliare del Pd alla Regione Lazio tra il 2010 al 2012, sotto la presidenza di Renata Polverini. Secondo quanto riportato dall'Ansa sarebbero coinvolte in tutto quarantuno persone, tra le quali tredici ex consiglieri regionali, cinque amministratori pubblici, due sindaci, cinque senatori, un deputato e numerosi imprenditori e professionisti.

Un anno fa la procura di Rieti, indagando sullo stesso fronte, aveva iscritto nel registro degli indagati l'allora tesoriere del gruppo consiliare del Pd alla Pisana Mario Perilli, l'ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino, e gli ex consiglieri regionali Enzo Foschi e Giuseppe Parroncini.

Secondo l’accusa, gli consiglieri regionali avrebbero distratto con spese non inerenti i fini istituzionali 2 milioni e 600mila euro, la metà dei fondi ricevuti dal gruppo Pd dalla Regione Lazio. Rischiano il processo cinque senatori, Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Altri guai giudiziari in arrivo per il deputato Pd Marco Di Stefano, già indagato a Roma per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Empam. L’avviso di chiusura delle indagini starebbe per essere notificato anche a Mario Perilli, reatino, ex tesoriere del gruppo Pd, da quale è partita l’inchiesta, l’ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino, l’ex capo segreteria di Ignazio Marino, Mario Foschi. Per loro, la procura della Repubblica chiederà il rinvio a giudizio. Peculato, truffa aggravata, illecito finanziamento i reati contestati a vario titolo a tutti.

Otto, dieci, ventimila euro per pranzi, cene e battute di caccia spacciate per spese collegate all’attività politico-amministrativa. Sul conto della Pisana sono finiti addirittura i venticinque fagiani centrati dalle doppiette dei commensali e poi serviti a tavola: cinquanta coperti. Altri avrebbero assunto come portaborse familiari e conoscenti violando ogni legge. Qualcuno sarebbe stato pagato con i fondi del gruppo senza aver lavorato nemmeno un giorno. Uno dei consiglieri, con 36imila euro, avrebbe finanziato la sua autobiografia. Perilli avrebbe concesso un contributo di 5mila euro alla sacra del tartufo, spacciandola come un convegno. Foschi i graffiti del museo del Quadraro con 8mila euro. Una suora di Fara Sabina avrebbe ricevuto un contributo per aiutare gli immigrati rilasciando una ricevuta per ''prestazioni occasionali''. Paese Sera avrebbe ricevuto senza alcun contratto un contributo di 26mila euro.

Nel mirino anche alcuni imprenditori che, stando alla tesi accusatoria, avrebbero emesso fatture false o gonfiate e poi avrebbero ''steccato'' con i vari consiglieri. Al sindaco di Rieti, Simone Pietrangeli, anche lui indagato, sarebbero andati video e manifesti per la sua campagna elettorale pagati con i fondi della Regione. Oltre ai consiglieri, rischiano il processo altre quarantuno persone: altri esponenti del Pd del Lazio, imprenditori, fornitori, consulenti e collaboratori.

Il filone d’inchiesta sulle spese pazze dei gruppi consiliari della Regione Lazio, tra il 2010 e il 2012, iniziò con l’arresto di Franco Fiorito, ''er batman'' di Anagni, all’epoca corpulento capogruppo del Pdl alla Pisana. Le indagini, scaturite da un esposto alla Procura di Roma presentato da Francesco Battistoni, acerrimo nemico di Fiorito e suo successore alla guida del gruppo dei berluscones, si allargarono a macchia d’olio, finendo per travolgere la giunta Polverini, che fu costretta alle dimissioni. Nei mesi successivi, i magistrati scoperchiarono un vero e proprio verminaio, al quale nessun partito, tranne i radicali, era estraneo.

Dopo circa un anno di lavoro delle fiamme gialle, la Procura di Rieti avrebbe dichiarato chiusa l’inchiesta e si accingerebbe a far notificare agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.





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