VITERBO – Messaggi pieni di minacce e intimidazioni. Chiamate notturne e appostamenti sotto casa. Ma per il giudice, il comportamento della 35enne T.F. nei confronti del suo ex compagno non avrebbe niente a che fare con le molestie. E allora l’assoluzione con formula piena, per non aver commesso il fatto.
Una sentenza che arriva dopo una serie di udienze e testimonianze sconcertanti, per una situazione che ha dell’inverosimile, se non altro per i ruoli invertiti: lei che avrebbe pedinato lui, lei che avrebbe molestato lui, per non aver mai accettato la fine della loro relazione durata dal maggio all’agosto del 2011. E dalla quale sarebbe nato anche un bambino, nonostante l’uomo non ne sapesse niente.
''Non si era affatto rassegnata all’idea che la nostra storia fosse finita: era andata a dire in giro che in realtà eravamo sposati, che avevamo celebrato la funzione in gran segreto e che lei aspettava un figlio da me. - aveva raccontato in aula S.L., lo scorso 15 dicembre - Ma io di quel bambino non sapevo assolutamente niente. Per me era una novità: le ho anche chiesto di fare gli esami del dna, ma da quel momento è sparita.’’. Non prima, però, di essere passata anche alle minacce di morte: ‘‘'O sei mio o ti spezzo le ossa, non hai capito che io ti amo ancora e tu devi stare con me’’. Si legge in un messaggio.
Elementi, questi, che però non proverebbero la sua responsabilità e così l’assoluzione.