ANNO 14 n° 114
Smentiti dai filmati, il pm antimafia lasciato solo con il boss Gallico
Ieri le condanne per tre agenti della penitenziaria per violazione di consegna e falso ideologico
19/11/2019 - 08:36

VITERBO – A smentire i tre agenti di polizia penitenziaria ci ha pensato il sistema di videosorveglianza del carcere di Mammagialla. Un’unica, piccola telecamera che inquadra l’ingresso dello stanzino in cui, il 7 novembre del 2012, il magistrato antimafia Giovanni Musarò venne aggredito dal boss della ‘ndrina Domenico Gallico, durante un colloquio.

Nonostante le chiare e precise disposizioni del pm che per quell’incontro avrebbe voluto una scorta più corposa e che il detenuto arrivasse ammanettato, solamente uno degli agenti sarebbe stato con loro nella stanza colloqui. Sulla porta.

Si tratta di Luigi Di Filippo che ieri, a distanza di sette anni dall’accaduto, è stato condannato a un anno e dieci mesi di arresto per violazione di consegna e falso ideologico. Non avrebbe vigilato sull’incontro tra il potente boss della ‘ndrangheta di Palmi e il procuratore Musarò, all’epoca a Reggio Calabria e attualmente in forza alla Dda di Roma.

Ad essere condannati anche Felice Costabile e Mauro Ferrara: un anno e un mese ciascuno per falso ideologico. Tutti, difesi dagli avvocati Remigio Sicilia e Simona Bellezza, hanno beneficiato della sospensione della pena.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa e dai filmati, che ieri sono stati riprodotti in aula di fronte al giudice Silvia Mattei, il boss Gallico sarebbe entrato nello stanzino senza manette e senza alcuna scorta. Per questo avrebbe avuto modo di colpire il magistrato.

''Che piacere, posso stringerle la mano?'' gli avrebbe detto, poi il violento pugno al volto che spedì Musarò in ospedale.

Contrariamente a quanto scritto nel verbale di servizio, solo uno degli agenti era presente

''Nelle relazioni gli assistenti hanno dichiarato di essere presenti dentro la stanza ma nel video si vede chiaramente che non ci sono poliziotti. C’è solo Di Filippo che segue da dietro il detenuto ma rimane sull'uscio quando l'aggressione è già in atto'' aveva spiegato in aula il comandante del reparto di polizia penitenziaria Daniele Bologna, nel corso di una passata udienza.

Per quel cazzotto, il boss detenuto in regime di 41 bis nel carcere viterbese, venne condannato a due anni e mezzo di reclusione.





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