di Barbara Bianchi
VITERBO – ''Uno passava le sue giornate al bancone del bar dove lavorava la mia vecchia compagna, importunandola di continuo, nella speranza di riuscire a strapparle un appuntamento. L’altro ci seguiva ovunque. Anche al parco quando portavamo a giocare nostra figlia: lo abbiamo visto nascondersi dietro ai cespugli o dietro ai tronchi degli alberi''.
Per mesi, nel corso del 2016, sarebbero stati vittime di stalking. Una lunga serie di episodi che non avrebbe lasciato tregua ad una coppia di viterbesi, costretta a sporgere denuncia ai carabinieri.
A finire alla sbarra E.B. e S.B., padre e figlio, rappresentati dall’avvocato Marco Borrani, che secondo l’accusa avrebbero reso la vita impossibile ad una coppia di quarantenni, ora divorziati.
''Nonostante mi stia separando dalla mia compagna e tra di noi non ci sia più alcun tipo di rapporto, non posso non dire quello che è stata costretta a subire per mesi – ha spiegato in aula una della due vittime – pedinamenti, appostamenti sotto casa, insulti e minacce che le hanno causato anche il licenziamento''.
Il titolare del bar, infatti, stanco delle continue scenate di cui la donna – seppur involontariamente - si sarebbe resa protagonista, avrebbe deciso di interrompere il rapporto lavorativo.
Due gli episodi contestati, che sarebbero avvenuti a distanza di dieci giorni l’uno dall’altro.
''Il 15 novembre del 2016 il padre mi ha aggredito con una bottigliata in testa – ha spiegato al giudice l’uomo, costituitosi parte civile – per avergli intimato di distogliere il figlio dalla conquista di mia moglie''.
Secondo alcuni testimoni i due sarebbero perfino finiti a terra, completamente avvinghiati l’uno all’altro.
''Li ho separati perché sono entrambi miei amici – ha spiegato uno dei frequentatori del locale – E. aveva una ferita alla testa che sanguinava''.
Il 25 novembre successivo, invece, ad essere aggredita e insultata sarebbe stata la moglie. Da qui la denuncia e il processo.
Si tornerà in aula il prossimo 27 maggio.