ANNO 14 n° 115
Sfruttamento del lavoro, un unico processo per il boscaiolo di Acquapendente
Due operai si costituiscono parti civili
10/01/2020 - 07:00

ACQUAPENDENTE – (b.b.) Sfruttamento del lavoro, sarà un processo unico per Claudio Spiti, il piccolo commerciante di legname 59enne di Acquapendente finito agli arresti domiciliari lo scorso 23 settembre.

Finito nei guai dopo l’accusa di caporalato da parte di tre ragazzi extracomunitari richiedenti asilo, secondo l’ipotesi della Procura, Spiti avrebbe costretto i suoi dipendenti – tutti sottopagati e sena regolare contratto – a turni di lavoro massacranti: fin dalle prime luci dell’alba nei boschi a tagliare legna per retribuzioni da fame. Circa 200 euro al mese.

Ieri di fronte al giudice Giacomo Autizi, due di loro sono costituiti parti civili, ma l’udienza si è tradotta in un semplice rinvio: la difesa dell’imprenditore, l’avvocato Enrico Valentini, ha infatti chiesto e ottenuto che il procedimento fosse riunificato con un secondo, sempre per fatti analoghi, sempre a carico del 59enne, che si aprirà di fronte al giudice Elisabetta Massini il prossimo 27 gennaio.

Intanto l’uomo continua a dirsi estraneo ad ogni tipo di contestazione e accusa.

''Prima di andare nei boschi – aveva spiegato il suo difensore all’indomani dell’arresto – li portava a fare colazione al bar. Intorno alle 7 e mezza e non ad orari improponibili come si vuole far credere. Ma non solo. Nonostante lo stato di bisogno in cui il mio assistito si trova, ha addirittura venduto un mobile antico della madre per pagare la festa di fine Ramadan ai suoi dipendenti''. 500 euro che sarebbero serviti ai presunti lavoratori sfruttati per festeggiare la fine del mese di digiuno.

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