ANNO 14 n° 110
Se lo scienziato ha la sindrome di Pinocchio
Scienza o bufala? I casi pił clamorosi e come difendersi dai millantatori
21/02/2012 - 14:49

di Giovanna Bianconi

Com’è noto gli scienziati diffondono le conclusioni tratte dai loro esperimenti attraverso congressi e pubblicazioni su riviste scientifiche o divulgative. Dopo accurate valutazioni e selezioni alcuni esperti del settore giudicano se l’articolo scientifico è veritiero e quindi degno di essere oggetto di comunicazione orale o di pubblicazione.

Ma, come si sa, “l’occasione fa l’uomo ladro” (e bugiardo, diremo noi), e ogni tanto capita che venga scoperto un illustre scienziato col vizietto di “aggiustare i dati”.

Purtroppo, data la complessità degli esperimenti, non è facile individuare i soggetti bugiardi in tempi brevi, ma la verità prima o poi viene comunque a galla, perché gli altri membri della comunità scientifica cacciano via dal cesto le mele marce.

Come? La scienza da Galileo in poi, si basa sul metodo sperimentale, che convalida o confuta l’ipotesi formulata dallo scienziato, e ha lo scopo di spiegare i meccanismi alla base di un certo fenomeno. Tale verifica avviene attraverso un esperimento scientifico che per definizione è ripetibile, ovvero non solo non dev’essere un caso o una forzatura, ma chiunque potrebbe essere in grado, leggendo l’articolo pubblicato, di ripeterlo con successo. La rigorosità e affidabilità del metodo sperimentale sta nel fatto che una teoria non è mai definitiva, ma viene modificata o sostituita nel caso in cui vengano alla luce nuovi elementi attraverso un costante processo di critica, modifica e revisione.

Ed è per queste ragioni che ogni tanto qualcuno viene preso con le mani nel sacco: accade che i risultati di una ricerca su un certo argomento non coincidano con quelli di un altro studioso, e qualcuno finisce per insospettirsi. A questo proposito come non dimenticare la storia della pecora Dolly? All’epoca si parlò di svolta nella clonazione animale e ci fu chi azzardò l’ipotesi che di lì a poco sarebbe stata possibile anche quella umana. Si scoprì solo dopo mesi di grande clamore e dibattito sulle implicazioni etiche della faccenda che la pecora era sì stata clonata, ma che era solo uno delle centinaia di tentativi fatti per ottenere un clone animale. E chi di noi si fiderebbe di un metodo che “garantisce” una riuscita dell’1 per cento scarso?

Da allora certo le cose sono molto cambiate e la scienza ha fatto passi da gigante. Ma l’indole umana purtroppo è rimasta la stessa, e nessun settore – oggi più che mai, ce ne rendiamo conto – è immune da piccoli o grandi imbrogli. Qualche anno fa il professore coreano Hwang Woo-Suk (Università Nazionale di Seoul) era divenuto uno scienziato di fama internazionale e una specie di eroe in patria per i suoi studi nel campo delle cellule staminali. Aveva annunciato di aver ottenuto risultati eccezionali con cellule staminali umane, clonandole e modificandole su misura per un paziente.

Molte persone si sono illuse di poter curare i loro familiari affetti da Parkinson o Alzheimer, ma le loro speranze si sono infrante contro il muro dello scandalo: il crudele bugiardo è stato scoperto nel 2005, in seguito ad un’inchiesta interna della sua stessa università. Attualmente è sotto processo per frode, visto che ha utilizzato abusivamente e con dolo 2,2 milioni di dollari di fondi statali.

Stavolta a balzare agli onori delle cronache mondiali è il dottor Dipak Das dell’Università del Connecticut (Stati Uniti) che da anni vanta esperimenti e ricerche mediche sui benefici effetti del vino rosso e più recentemente anche del vino bianco e della birra. Si può affermare senza timore di smentita che non tutto ciò che ha pubblicato corrisponde alla verità dei fatti. 

Infatti i risultati dei suoi esperimenti sono stati ripetutamente manipolati per sostenere alcune teorie da lui portate avanti. A che scopo? Pare che lo scienziato abbia ottenuto proprio per queste ricerche notevoli avanzamenti di carriera ed enormi quantità di fondi. Ma in seguito ad una segnalazione di un collega ai vertici dell’università e dopo ben tre anni di indagine segreta, la verità è venuta a galla.

Il dottor Dipak Das è stato espulso dalla prestigiosa istituzione e i notevoli fondi che lo studioso aveva indebitamente ricevuto sono stati restituiti al Governo federale americano. Una bella lezione di onestà per qualsiasi “baro scientifico” che volesse provarci. Resta il fatto che nel vino rosso c’è il resveratrolo, un antiossidante naturale utilissimo per il nostro organismo, così come nella birra il lievito, ottimo come probiotico e per una pelle perfetta.




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