ANNO 14 n° 116
Sant'Antonio, a Capodimonte c'č stata ''la festa del giorno dopo''
23/01/2015 - 09:23

Riceviamo e pubblichiamo

Tutto ha inizio nella mattinata del 18 gennaio con la festa di Sant’Antonio, la ricorrenza dice il 17, ma a Capodimonte sono fatti così.

Capodimonte è quel paese sistematicamente assente dalle cronache viterbesi, un paese che sonnecchia ma quando si parla di feste, feste sono! E,come è da tradizione una bella festa è stata.

Chi si festeggia è S. Antonio Abate nella veste di Santo protettore di tutto quello che ha a che fare con il fuoco, dallo stesso ''fuoco di S. Antonio'', ai vigili del fuoco, ai panettieri, ai pizzaioli, ai caldarrostai con la benedizione che non esclude gli animali domestici e da stalla con due e quattro zampe, vivi e macellati, vivi come cani, cinghiali, maiali, gatti, cavalli e morti come prosciutti e salsicce.

Certo è che dal '300 ai giorni nostri e dalla sua terra lontana (l'Egitto) qui il Santo ha trovato un terreno fertile nel distribuire le sue protezioni. Si parte dalla Rocca Farnese con una funzione religiosa nella chiesa di Santa Maria Assunta per trovarsi all’uscita di fronte ad un falò purificatore circondato da credenti/benedetti e da dame e cavalieri che affollano la piazza sulla quale i cavalli lasciano la testimonianza della loro partecipazione. La discesa che porta al paese è battuta dai loro zoccoli e colorata dalle giubbe dei cavalieri che sfilano impettiti su cavalcature superbe di razze e incroci diversi su selle maremmane, inglesi o americane con un seguito di cani di tutte le taglie al guinzaglio e gattini coccolati in braccio ai loro padroni.

Sono sufficienti non più di trecento metri per raggiungere il prato della parrocchia e passare ai giochi equestri per poi  avvicinarsi ai tavoli dove ci si accomoda sotto un tiepido solea gustare un piatto di pasta al pomodoro e profumate salsicce con fagioli senza dimenticare il vino.







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