ANNO 14 n° 110
Sanitą, la Regione
blocca ampliamento
della santa Teresa
Il Gruppo RoRi chiedeva altri 146 posti letto per riassorbire 29 lavoratori in Cig
03/06/2015 - 19:06

VITERBO – Ci sono 29 lavoratori, attualmente in cassa integrazione, che dal 9 giugno potrebbero essere mandati a casa. C’è un imprenditore che non solo li riprenderebbe, ma che è anche disponibile a fare altre assunzioni. C’è una struttura moderna e funzionale che attende solo di essere utilizzata al pieno delle sue potenzialità e che alle casse pubbliche non costerebbe nulla visto che sono state chieste autorizzazioni e non accreditamenti. E c’è, in ultimo, la Regione che non concede il permesso. Perché? Perché mancano alcune strutture accessorie (per esempio le incubatrici nel reparto di ostetricia e ginecologia). Obiezione dell’imprenditore: è ovvio che si tratta di strumentazioni indispensabili, ma non posso investire somme anche ingenti se non ho la certezza che mi sarà concessa l’autorizzazione. Sintesi: tutto bloccato. E il 9 giugno ormai è alle porte.

Insomma, il classico cane che si morde l’altrettanto classica coda.

Questo è quanto accade al Gruppo Ro.Ri., titolare di due strutture nella Tuscia: la Clinica Santa Teresa a Viterbo e la Casa di cura di Nepi. In tutto 170 dipendenti (163 a tempo indeterminato), compresi i 29 di cui si diceva in precedenza, messi in cassa integrazione straordinaria a gennaio, ormai vicini a chiudere la parentesi e, a questo punto, con prospettive piuttosto oscure sul loro futuro.

A lanciare l’allarme sono i responsabili della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil: Antonella Ambrosini, Mario Malerba e Lamberto Mecorio. Che puntano senza mezzi termini il dito sulle mancate deliberazioni della Pisana.

“Una situazione assurda – scandisce Antonella Ambrosini – perché non solo sono a rischio 29 posti di lavoro, ma con l’entrata a regime di tutti i reparti per complessivi 146 posti letto (dei quali 24 già autorizzati) ci sarebbe la concreta possibilità di altre assunzioni”. “Inutile dire – aggiunge Mario Malerba – che per Viterbo sarebbe una bella boccata d’ossigeno. Trattandosi di una struttura privata e a pagamento, qui verrebbero ad operare grandi nomi della medicina e della chirurgia. La Asl di Viterbo ha già dato la disponibilità all’autorizzazione, riservandosi di verificare successivamente e puntigliosamente se tutte le disposizioni sono state rispettate. Alla Regione questo non basta… E’ incredibile che per un cavillo burocratico si mettano a rischio posti di lavoro attuali e futuri”.

“Facciamo appello – conclude Lamberto Mecorio - a tutte le forze politiche e in particolare ai consiglieri regionali viterbesi che, peraltro, in altre circostanze sono stati attenti e partecipi di questi problemi. Segnalo che proprio grazie al nostro pressing e all’appoggio della politica siamo riusciti a spuntare un decreto di Zingaretti che esclude la sanità privata dalla conteggio dei posti letto. Proprio questa deliberazione del governatore permette al Gruppo Ro.Ri. di chiedere l’autorizzazione per altri posti letto nella Tuscia. E invece siamo qui alle prese con possibili licenziamenti quando invece ci sarebbe la concreta occasione per altre assunzioni”.

Il tempo stringe e la situazione precipita. Servono atti urgenti: la Regione ha in animo di rispondere?







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