ANNO 14 n° 110
Proust in cucina, Sandwich & salsedine
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
28/07/2014 - 00:25

di Massimiliano Capo

Mi ricordo che ero seduto sul sedile di dietro della Opel Kadett 1000 azzurro metallizzato di mio padre. Sarà stato all’inizio degli anni settanta, era estate e c’era il sole che bruciava. La finta pelle che copriva le sedute era infuocata e noi mettevamo gli asciugamani per proteggere culo e cosce dalle scottature.

 

Mi ricordo che avevamo i finestrini sempre aperti e i capelli che finivano davanti agli occhi e noi lì a spostarli per continuare a veder fuori.

 

Mi ricordo che eravamo a Montalto, nelle case a schiera che disegnavano un cerchio con una grande corte al centro e che sono ancora lì a salutare chi arriva al mare.

 

Mi ricordo che la mamma, pure se eravamo in vacanza, ci svegliava presto a me e mia sorella, e via di corsa a fare colazioneperché per fare il bagno devono passare tre ore e allora tutti in piedi alle otto così poi, appena in spiaggia, ci si poteva tuffare.

 

La colazione era fatta di latte e orzo e dei biscotti Saiwa, secchi e stronzi e che si rompevano appena inzuppati.

 

Mi ricordo che mi piacevano i soldatini Atlantic, quelli piccolissimi, e che ne avevo a centinaia e di tutti gli eserciti e che organizzavo battaglie e scontri in cui a vincere erano sempre i buoni, cioè gli americani. Sotto casa, in quella corte dei palazzidel mare, c’era un negozio che li vendeva e io volevo sempre andarci e ci passavo le ore a guardarli e volevo comprarne ogni giorno e una volta presi dei soldi a mia madre di nascosto e scesi a comprarne due scatoline ma lei se ne accorse subito e io odiai i soldatini Atlantic e stetti male per giorni.

 

Mi ricordo che in vacanza c’era anche la famiglia di mio zio di Roma e poi altri amici dei miei che ora non ricordo più chi fosseroe che tutti insieme andavamo in spiaggia, sistemavamo ombrelloni e sdraio e stavamo lì sotto il sole cocente per ore.

 

Mi ricordo la crema solare, densa e oleosa, a cui si attaccava la sabbia per sempre. Si chiamava Coppertone e chissà se esiste ancora. Io mi ustionavo anche con quella e poi la sera erano dolori, fastidio, bruciore e sommesse imprecazioni bambine.

 

Mi ricordo che mio padre ci lasciava lì tutta l’estate e tornava a lavorare a Viterbo ogni mattina e poi tornava il pomeriggio e io lo aspettavo in terrazza insieme a mia sorella e quando arrivava scendevo a vedere cosa mi aveva portato per regalo e allora tirava fuori dalla borsa gli albi di Asterix e io sorridevo felice perché meglio di Asterix non c’era nulla e a me quel ‘sono pazzi questi romani’ ancora piace rileggerlo.

 

Mi ricordo che a pranzo si mangiava tutti insieme e se il babbo non c’era allora andavamo dagli zii perché tornavamo sempredalla spiaggia e poi appena pranzato si riposava e dopo si tornava a fare il bagno di nuovo ma era già pomeriggio.

 

Mi ricordo i costumi che sembravano mutande striminzite e quelli dei grandi a calzoncino attillato o interi per le donne e mi ricordo i primi bikini e quegli accenni di culi al vento che attiravano gli sguardi di tutti.

 

Mi ricordo gli zoccoli di legno con la pelle a trattenere le dita dei piedi. Mi ricordo che era difficile camminarci e impossibile correrci. I più belli erano quelli del Dr. Scholl e ancora lo sono, col plantare anatomico e il legno leggero.

 

Mi ricordo le scarpe da indiano che poi sono diventate i mocassini Tod’s quelli coi gommini che penso che Della Valle deve averle comprate anche lui e poi si è messo a rifarle e così nascono le storie di successo, da un paio di scarpe indiane per andare in giro d’estate. Io le scarpe da indiano le compravo a Capodimonte e tutti le portavano e io volevo solo quelle e non quelle stupide scarpe di gomma per andare sugli scogli che di scogli non ce n’era e anche ci fossero stati io non ci sarei andato comunque.

 

Mi ricordo che al mare ci andavamo in macchina perché portarsi dietro tutto a piedi era impossibile e allora riempivamo il cofano di ombrelloni, stuoie, asciugamani, creme solari e di quelle borse frigo in cui si teneva l’acqua e le cose da mangiare per dopo il bagno che mi veniva una fame forte e stavo lì, coperto dall’asciugamano e avevo freddo e ridevo bagnato dello stesso sorriso di GiorgiaPunk quando esce dall’acqua e mia madre miasciugava veloce e io mi guardavo intorno e tutto era giallo forte e blu e poi la sabbia era scura e si infilava ovunque.

 

Mi ricordo che in spiaggia io non vedevo l’ora di andarci perché la mamma la mattina preparava i panini col tonno e i sottaceti e io ancora oggi quando penso al mare sento il profumo di quel pane bagnato d’olio e quell’odore intenso dei sottaceti e quando voglio tornare bambino e sentire dentro quella malinconia timida di quegli anni lontani me li rifaccio esattamente così:

 

Sandwich tonno e sottaceti al profumo del mare d’agosto.

Prendete un panino, preferibilmente all’olio, e dopo averlo tagliato in due svuotatelo della mollica che conserverete in una piccola ciotola con un po’ acqua. Scottate il tonno in padella con poco olio e il profumo della vostra spezia preferita e poi tagliatelo a cubetti. Mettete il tonno a cubetti nella ciotola col pane bagnato e aggiungete i sottaceti (io preferisco carciofini, funghi e carotine). Lasciate riposare e poi componete il panino con la quantità di vostro gusto.

Una birra artigianale fresca e il pranzo è servito.





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