ANNO 14 n° 89
Riciclaggio di assegni rubati da 323mila euro
Tra i sei arrestati anche due viterbesi: il 30enne Salustro e il 25enne Carriera
23/02/2017 - 12:19

VITERBO - Intercettavano, modificavano e riscuotevano assegni intestati ad altre persone, in sei sono stati arrestati. Ma i numeri dell'operazione Cashier's Check portata avanti dal nucleo investigativo dei Carabinieri e coordinata dal pubblico ministero Massimiliano Siddi sono ben più ampi. 42 indagati per un giro di assegni dal valore totale di oltre 323 mila euro.

Dai centri di smistamento di Milano, Bologna e Ravenna di Poste Italiane, la banda intercettava e rubava gli assegni che enti come Inps e assicurazioni inviavano a privati cittadini per rimborsi di qualsiasi genere. Da lì, erano spediti a Napoli dove avveniva la contraffazione: cambiato il nome del beneficiario, non rimaneva che prelevare il contante nelle banche. Specialmente sul territorio viterbese. A farlo, l'ultimo livello dell'organizzazione criminale: ragazzi di giovane età che mettevano a disposizione i loro conti correnti, ricevendo così il 10% del valore originario dell'assegno.

''Si trattava di assegni circolari trasmessi con posta ordinaria a privati - ha sottolineato il procuratore capo Paolo Auriemma - assegni dal valore basso, che non raggiungeva nemmeno i mille euro. Si cercava di evitare così di destare sospetti e particolare attenzione da parte degli investigatori''. Che invece c'è stata.

Gli arresti sono scattati la scorsa notte dopo più di un anno di indagini: a finire in carcere tra i sei arrestati anche due viterbesi. Si tratta del 30enne G. Salustro e del 25enne M. Carriera.

''Facevano parte del livello intermedio dell'organizzazione - ha spiegato il colonnello Palma - si occupavano di prelevare gli assegni a Napoli e di farli arrivare a Viterbo''.

Un sistema criminale ben organizzato e radicato nella città dei Papi, dove gli assegni venivano scambiati. Nonostante l'attività della banda si svolgesse su scala nazionale.

''C'è stata una complessa attività investigativa - ha proseguito il colonnello - abbiamo raccolto un grande quadro probatorio di un sodalizio criminale di non poca importanza, il cui unico obiettivo era quello di prendere denaro attraverso assegni di provenienza illecita. Nonostante i grandi sequestri, 248 assegni sequestrati, la banda riusciva ad andare avanti''. Ed ora si pensa già ai possibili effetti sul piano giuridico, penale e civile.

''Le conseguenze dell'operazione rischiano di andare a colpire anche il mondo civile della giustizia viterbese - ha concluso il procuratore capo - ogni privato avrà il diritto di esser risarcito della somma che non ha mai ricevuto. Dall'altra parte, l'ente, che quegli assegni in realtà li ha emessi, può dirsi certo di esser nel giusto''.





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