ANNO 14 n° 116
Relazione epistolare tra Paolo Esposito ed Ala Ceoban
23/06/2012 - 02:10

di Alessia Serangeli

VITERBO - Uno è rinchiuso nel penitenziario Mammagialla dal primo luglio 2009; l’altra nella casa circondariale di Civitavecchia dal 5 agosto dello stesso anno.

Le loro vite in regime di detenzione carceraria non potrebbero essere più diverse. Paolo Esposito, quarant’anni all’epoca dei fatti, si era mostrato sofferente fin dall’inizio; Ala Ceoban, ventiquattrenne dal visino acqua e sapone, non aveva battuto ciglio al momento dell’arresto. L’elettricista di Gradoli scoppiava spesso in lacrime durante i colloqui con il suo avvocato Enrico Valentini; la giovane moldava durante le visite del legale Fabrizio Berna, invece, rimaneva impassibile.

Ala si era presto integrata: partecipava ad attività sportive e leggeva molto. Lui, invece, preferiva restare in solitudine nella sua cella. Soprattutto dopo il 22 luglio, giorno in cui il Tribunale per i Minorenni di Roma sospende la sua patria potestà sulla piccola Erika, ed Esposito inizia uno sciopero della fame e della sete che lo porterà a perdere oltre venti chili in meno di un mese.

Entrambi, ad una manciata di chilometri l’uno dall’altra, hanno sempre sostenuto di essere innocenti e di non aver ucciso nessuno. E continuano a scriversi. Proprio come ai tempi della loro relazione clandestina, quando si scambiavano una serie infinita di sms al giorno, ancora oggi sentono l’esigenza di restare vicini con l’unico strumento che hanno: le lettere.

“Si scambiano missive semplicemente per darsi sostegno e conforto”, hanno spiegato gli avvocati. “Sono rinchiusi in carcere da innocenti, non è facile sostenere un peso del genere”.

 

 

 





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