ANNO 14 n° 116
''Questa mamma non č imputabile''
Nessun mostro, nessun carnefice: per il pm Pacifici la donna č vittima della depressione post partum
23/07/2016 - 02:00

VITERBO – È dura definirla ''mostro'' e ''assassina''. Questa madre è prima di tutto una giovane donna e poi una mamma, che, sembra ormai assodato, è precipitata nel baratro della depressione post partum. E nella forma più acuta. Quella che l'avrebbe portata a uccidere la sua piccola e a tentare di togliersi la vita.

Dal momento in cui è tornata cosciente e vigile, nel suo letto d’ospedale, sta vivendo la stessa tragedia per la quale il marito, da mercoledì scorso, non si dà pace. È stato lui, infatti, rientrato a casa dopo una giornata di lavoro, a scoprire il corpo senza vita della sua piccola Giulia e il fratellino in stato di shock, nella stanza accanto.

Una tragedia inspiegabile, che ha distrutto un'intera famiglia e per cui ora la donna è indagata per omicidio volontario. Ma con tutta probabilità non sarà perseguibile per legge. La donna, stando a quanto afferma il sostituto procuratore Franco Pacifici, titolare dell’inchiesta, non è imputabile a causa della sua incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti.

Ha ucciso ma non era consapevole di ciò che stava facendo. Ha annegato la sua bambina ma non rispondeva di sé. Ora però tutto è cambiato. Ora sa quello che ha fatto, ne è pienamente cosciente. Per questo è piantonata giorno e notte nella sua stanza del reparto di psichiatria di Belcolle, dve è stata trasferita dopo essere uscita dalla rianimazione. Perché si teme che, tornata vigile e cosciente dopo un coma farmacologico durato 24 ore, possa tentare di togliersi la vita.

Così come già, secondo gli inquirenti, aveva progettato nel pomeriggio di mercoledì scorso: uccidere la piccola e suicidarsi.

Due mesi fa esatti, una tragedia simile si è consumata a Montefiascone. Anche in quella circostanza una giovane mamma, il suo piccolo di 4 mesi, proprio come Giulia, e lo spettro della depressione post partum che, in quel caso, non ha lasciato scampo a entrambi. Si chiamava Cecilia Maria Frassine, aveva 22 anni ed era in vacanza in campeggio con la madre e il bimbo, Matteo Orion.

I due, mamma e figlio, sono scomparsi nel nulla il 21 maggio scorso per poi essere ritrovati ore dopo su una collinetta sperduta, uno vicino all’altra, senza vita. Anche in quel caso l’ipotesi più accreditata è apparsa subito quella dell'omicidio-suicidio e poi è stata confermata dall’autopsia. Cecilia avrebbe prima strangolato il piccolo e poi si è impiccata. Mariana, invece, non sarebbe riuscita a farla finita. Nonostante le gravissime condizioni in cui è arrivata mercoledì sera in ospedale non correva pericolo di vita. Giovedì sera si è svegliata dal coma farmacologico e per lei è scattato il fermo. 

E da quell'istante, anche la sua vita è cambiata per sempre.





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