di Nicola Savino
VITERBO - Ne ha fatta di strada quella chiocciolina... Quando, trent'anni fa, fece il suo esordio veniva considerata semplicemente il simbolo di tipetti un po' snob, sempre con la puzzetta sotto il naso, ai quali piaceva mangiare e bere bene. Punto. 'Gastrofighetti' secondo la definizione calzante che si ascolta in occasione del trentennale di Slow Food, l'associazione fondata da Carlo Petrini, un piemontese a metà tra lo stravagante e il visionario che però aveva idee molto chiare: 'Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza'. Già uno che dice queste cose dovrebbe essere considerato universalmente un maestro di vita. Ma prima di affermarsi e di essere riconosciuta come una vera e propria istituzione che si pone l'obiettivo primario di permettere a tutti di mangiare bene e sano, a prescindere da quanti soldi hanno da spendere, Sloow Food ha dovuto ingoiare parecchi rospi e sopportare parecchie ironie. Probabilmente la svolta arriva nel 2004 ed ha una matrice internazionale: Time Magazine mette in copertina 'Carlin' e lo indica 'tra gli eroi del nostro tempo' nella categoria 'innovator', espressione che non ha bisogno di traduzione.