ANNO 14 n° 111
''Quando sulle spalle di mio padre vidi sfilare la Macchina''
Parla Massimo Mecarini, al quinto mandato come presidente del Sodalizio dei Facchini
17/08/2019 - 09:08

 

“Il primo ricordo che ho della sera del 3 settembre? Se chiudo gli occhi l’immagine che ho è quella di me bambino seduto sulle spalle di mio padre, mentre la Macchina sfila per il centro. Non riesco a dire con precisione che anno fosse, ricordo invece che il costruttore era Taccosi”. 
Massimo Mecarini è stato riconfermato a gennaio presidente del Sodalizio dei Facchini. Per lui si tratta del quinto mandato consecutivo, 12 anni alla guida dei cavalieri di Rosa.
Presidente Mecarini, quando è avvenuto il suo debutto come facchino?
“Nel 1979. Tiravo le corde”.
Cosa ricorda di quel giorno?
“Tutto, è stato uno dei giorni più belli della mia vita: la prima volta che metti quella divisa è qualcosa di particolare, solo in quel momento percepisci certe sensazioni…”.
Quest’anno sotto la Macchina ci saranno 22 nuovi facchini, ha un consiglio per loro?
“Di godersi questa esperienza, di cercare di catturare ogni particolare e di custodire dentro di sé questo ricordo per tutta la vita. Ogni trasporto è bello, ma il primo è qualcosa di irripetibile”.
Cosa le manca di più rispetto al tempo in cui era un facchino?
“Sicuramente quando il 3 settembre si esce di casa indossando la divisa. E’ l’unico giorno dell’anno in cui si è autorizzati a farlo”.
In tutti questi anni qual è stato il momento più emozionante vissuto durante il trasporto?
“Le emozioni sono sempre tante e diverse. Uno particolare fu il trasporto straordinario del 1984, quando in piazza del Comune scese a salutarci, uno a uno, Giovanni Paolo II. Pensare che mi ritrovai davanti colui che è poi diventato un santo, ancora oggi mi fa un certo effetto”.
Il momento più difficile, invece?
“La sbandata del 1986, davanti alla basilica”.
A una persona che non è mai stata a Viterbo come descriverebbe la festa di Santa Rosa?
“E’ difficilissimo, la puoi spiegare in mille modi, ma è difficile descrivere cosa sia la Macchina finché non te la trovi davanti. Ora la festa è entrata anche in una dimensione internazionale ed è giusto quindi che venga raccontata affinché il maggior numero di persone possa conoscerla. Ma l’invito che rivolgo a tutti è di venire almeno una volta a Viterbo per assistere al trasporto in prima persona”.

VITERBO - (s.l.) - ''Il primo ricordo che ho della sera del 3 settembre? Se chiudo gli occhi l’immagine è quella di me bambino seduto sulle spalle di mio padre, mentre la Macchina sfila per il centro. Non riesco a dire con precisione che anno fosse, ricordo invece che il costruttore era Paccosi''.

Massimo Mecarini è stato riconfermato a gennaio presidente del Sodalizio dei Facchini. Per lui si tratta del quinto mandato consecutivo, 12 anni alla guida dei cavalieri di Rosa.

Presidente Mecarini, quando è avvenuto il suo debutto come facchino?
''Nel 1979. Tiravo le corde”.Cosa ricorda di quel giorno?“Tutto, è stato uno dei giorni più belli della mia vita: la prima volta che metti quella divisa è qualcosa di particolare, solo in quel momento percepisci certe sensazioni''.

Quest’anno sotto la Macchina ci saranno 22 nuovi facchini, ha un consiglio per loro?
''Di godersi questa esperienza, di cercare di catturare ogni particolare e di custodire dentro di sé questo ricordo per tutta la vita. Ogni trasporto è bello, ma il primo è qualcosa di irripetibil''.

Cosa le manca di più rispetto al tempo in cui era un facchino?
''Sicuramente quando il 3 settembre si esce di casa indossando la divisa. E’ l’unico giorno dell’anno in cui si è autorizzati a farlo''.

In tutti questi anni qual è stato il momento più emozionante vissuto durante il trasporto?
''Le emozioni sono sempre tante e diverse. Uno particolare fu il trasporto straordinario del 1984, quando in piazza del Comune scese a salutarci, uno a uno, Giovanni Paolo II. Pensare che mi ritrovai davanti colui che è poi diventato un santo, ancora oggi mi fa un certo effetto''.

Il momento più difficile, invece?
''La sbandata del 1986, davanti alla basilica''

A una persona che non è mai stata a Viterbo come descriverebbe la festa di Santa Rosa?
''E’ difficilissimo, la puoi spiegare in mille modi, ma è difficile descrivere cosa sia la Macchina finché non te la trovi davanti. Ora la festa è entrata anche in una dimensione internazionale ed è giusto quindi che venga raccontata affinché il maggior numero di persone possa conoscerla. Ma l’invito che rivolgo a tutti è di venire almeno una volta a Viterbo per assistere al trasporto in prima persona''.






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