ANNO 14 n° 89
Punk Forever, Sono andato a fare delle foto a Roma o della flanerie
>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
22/07/2013 - 04:00

di Massimiliano Capo

E poi all’inizio di quest’anno sono andato a fare delle foto a Roma. Mi ha chiamato Elena per un evento dei suoi e io sono andato. Roba di sciampi e detersivi e modelle, ovviamente. E io vado, perché mi piacciono gli sciampi i detersivi e le modelle. E anche lavorare con Elena, ovviamente.

Insomma.

Insomma quel giorno all’inizio dell’anno sono andato anche con Ale. Alla fine della mattinata, dopo aver mangiato in un’osteria al centro di Roma, siamo andati insieme in libreria perché io non posso fare a meno di entrare in qualunque libreria incontri lungo la strada e di strada ne avevamo da fare per andare a recuperare la macchina al parcheggio.

Insomma.

Insomma entriamo in libreria e mentre io comincio a cercare non so bene cosa e qualcosa comunque trovo sempre lei chiede un libro alla tipa della Feltrinelli a via del Babuino e alla fine lo trova e poi paga, fa impacchettare e.

Insomma.

Insomma il libro era per me. Sai quelle cose tipo è il mio libro preferito di sempre e voglio che lo leggi anche tu?

Insomma.

Insomma io ho tolto di corsa la carta mentre camminavamo verso la macchina sotto il sole caldo di una bella mattina romana, con gli ocra i gialli e i rossi del barocco intorno, e dentro c’era questo: CLICCA QUI.

Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan SafranFoer racconta la storia di un bambino di nove anni che ha perso il babbo nell’attentato alle Torri Gemelle e che rincorre, per la New York post undici settembre, i ricordi di una breve vita in comune. Per continuare a vivere seppure col vuoto dentro. Questa corsa tra ricordi foto e le vecchie lettere dei nonni emigrati tanti anni prima negli Stati Uniti a fare da contrappunto, è la corsa alla ricerca di una serratura che si apra con una chiave trovata in una busta con su scritto Black tra le vecchie cose del babbo che non c’è più. Un mettere insieme tasselli che puntini puntini. Beh, leggetelo. Leggetelo tutto di un fiatocome è successo a me. Anche se io l’ho letto solo in questi giorni perché i libri hanno un loro tempo e ti dicono loro quando leggerli e questo me lo ha detto adesso con quella voce sua con cui poi tu scandisci tutte le parole anche se te le dici solo in testa. Perché ogni libro ha una voce sua oltre che un suo tempo. E lo diceva pure l’Ecclesiaste, che quanto a dire ha detto quasi tutto. Ma questo l’ho già dettoanche io.

Insomma.

Insomma Oskar Schell, il bambino di nove anni di Molto forte, incredibilmente vicino, per me è un flaneur. Un flaneur tragico e un po’ folle per il dolore. Uno strano tipo ma un flaneur.

Scrive Michele Mari: ‘’Non vi chiamano il flaneur? Dunque è nel vostro destino, l’errare. Voi passeggiate per non consistere in nessun luogo, collezionate oggetti per trasferirvi lontano da voi, citate per non sentire la vostra voce, vi distraete per frantumare la vostra identità’’.

Insomma.

Insomma la flanerie, la passeggiata senza obiettivo, a caso, senza pressioni, complice anche che sono andato a dormire alle sette di mattina di questa calda domenica estiva e forse ancora non sono sveglio, io la farò tra un po’ di cose che ho raccolto in giro per la mia stanza in questi giorni e che mi girano in testa. A cominciare da qui: Mi piace il sapore della notte/Quel silenzio che parla/E quel treno che passa, io ogni notte Io aspetto/Giro nudo per casa, apro il frigo e poi bevo/E saluto le stelle, è tutto mio l' universo.

È un pezzo degli Stadio (questo: CLICCA QUI) e io gli Stadio li amo, ho consumato i loro dischi e ora consumo il loro profilo su Spotify. Anche se hanno quegli arrangiamenti anni ottanta pieni di cose che non servirebbero ma io li amo lo stesso. Ecco, adesso mi piace questa: CLICCA QUI

Insomma.

Insomma poi mi sono girato ed era l’alba eio ero qui al pc a sistemare le foto fatte in disco e non me ne sono accorto subito ma poi sì perché stava diventando giorno e allora mi è venuta in mente questa canzone che è una delle mie preferite di sempre.

E anche se non mi ricorda nessuna ragazzina dai capelli rossiha il sapore bello della vita. Quello che fa rima con amore.

Eccola: CLICCA QUI

Insomma.

Insomma io avrei voluto scriverlo io che le ragazze di Roma abbronzate ad ottobre volano leggere e.

E poi è estate e alla tele ci sono le repliche. Oggi la tele non è più quella di prima e le repliche non ci sono solo d’estate. Anzi non ci sono più le repliche e forse non c’è nemmeno più la tele che io le cose me le vedo con l’ipad. Ma qualunque cosa vedi d’estate anche con l’ipad è una replica. È una delle poche certezze della vita. La tele che l’estate replica ovunque.

Insomma.

Insomma io ieri sera mentre mangiavo il risotto scampi e zucchine ho rivisto Totò Peppino e la malafemmina. E per la prima volta però mi è venuto da piangere.

Mi è venuto da piangere perché dentro c’è una grande storia d’amore di riscatto e di voglia di arrivare.E io non l’avevo mai calcolata il giusto. E invece il film è tutto lì dentro. Rivoluzionario.Perché lì l’amore trionfa e resiste forte pure nel casino anarchico di un film che è stato pensato per far ridere e invece a me mi ha fatto tenerezza.

E poi Teddy Reno che canta ‘sta cosa CLICCA QUI. Come fai a non piangere?

Perché a me la canzone napoletana mi piace e piango.

Insomma.

Insomma mi piace tutta. Soprattutto Gigi D’Alessio. E i neomelodici. E il caldo e il sole e il casino di quella città. E quegli amori coatti e quasi mai felici. Ma insomma a me mi piacciono. E tanto.

E poi c’era la DC. La Democrazia Cristiana. Sì, il partito. C’è stato per una vita. Ed era ovunque. Esattamente come adesso. Perché la DC è una categoria dello spirito italiano. E gliel’ho promesso a Giuseppe, la prossima volta ne parlo.

Spazio finito, vado a farmi il risotto con i funghi porcini e leggo questo: CLICCA QUI.

E sarà un bel viaggio. Alla prossima.

Ps: Auguri di buon compleanno Maggica.





Facebook Twitter Rss