ANNO 14 n° 111
Punk forever, quando Viterbo era come Hollywood
>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
17/02/2014 - 00:01

di Massimiliano Capo

Non c’è niente che metta in circolo i ricordi come la musica e la fica.

Niente, ma proprio niente.

Cioè, ci giro intorno da ieri sera. Anzi da ieri pomeriggio. E più ci penso e più me ne convinco.

Prima di decidermi ad uscire per andare a prendere un aperitivo al Monkey con i Justees ero lì a sentire qualche pezzo su spotify e mentre ascoltavo ci pensavo.

E mentre ci pensavo mi sono ricordato che avevo un Sì.

Il motorino della Piaggio. Quello degli anni ottanta. Quello che era l’alternativa al già classico Boxer e alla bicicletta elettrica ante litteram che era il Ciao.

Parlo di quando avevo i capelli e non si portava il casco e anche Viterbo sembrava la California con il vento che ti attraversava i boccoli e i rayban mattina e sera.

Io avevo un Sì grigio. Tipo metallizzato e sopra ci avevo messo gli adesivi di Snoopy e poche altre cose. Perché a quei tempi gli adesivi sul motorino ci andavano.

Cioè, spaccavano. E io stavo lì a sceglierli e a cercarli e non si trovavano mai quelli giusti e allora ti accontentavi perché mica c’era internet per trovare tutto.

No, li sculavi in edicola, in qualche rivista da adolescenti o te li portava qualcuno che magari li aveva trovati a Roma o chissà dove.

Perché gli adesivi, quelli di Snoopy, ce li dovevi avere. E valevano ogni sforzo. E meritavano attenzione. Perché gli adesivi di Snoopy piacevano alla fica.

E allora cercarli, trovarli e poi attaccarli, aveva a che fare con la speranza. E con l’amore che poi alla fine è la stessa cosa.

E la speranza, come l’amore, ha davvero il profumo della vita.

La vita che è così fragile che ci viene il magone solo a pensarci un po’ su. E ci viene la malinconia. E ci viene voglia di abbracciare chi ci sta intorno. Per dirgli eccomi, ci sono, vogliamoci bene.

Per poi sorridersi, perché la speranza è tutta dentro i sorrisi e pure la vita sta tutta lì dentro e pure l’amore: tra le labbra piegate all’insù e dolcemente increspate agli angoli e gli occhi che a guardare in quel modo ci riescono soltanto mentre ridono.

Insomma, gli adesivi di Snoopy avevano il profumo della vita. E anche dei sorrisi. E anche dell’amore: gli adesivi di Snoopy erano i più profumati di tutti.

Che poi gli adesivi erano anche di Charlie Brown e della sua ragazzina dai capelli rossi e delle sue valentine e dei suoi casini con la penna ad inchiostro e di quella malinconica sfiga che ci fa compagnia ogni giorno.

Cioè, soprattutto tipo quelli con le frasi che avresti voluto inventare tu e poi dirle quando invece ti mancavano sempre le parole e le gambe non ti reggevano e il film non andava mai come te lo eri fatto.

Perché negli anni ottanta a me il film non mi è mai andato come me lo ero fatto.Mai mai.

E la ragazzina dai capelli rossi l’ho sempre vista uscire con un altro.

E allora, erano solo infinite confessioni notturne, telefonate col duplex fino all’alba e canzoni in minore e poesie strappapalle perché così si fa. Se si deve star male lo si faccia per bene.

Insomma, io gli adesivi li avevo messi. Uno sul parafango, due sui fianchi forse anche uno dietro tanto le targhe in quegli anni lontani non c’erano. E dopo averli messi ci sono uscito con quel Sì e lì, in sella a quel motorino che a guardarlo oggi fa tenerezza per quanto è brutto, per la prima volta ho incrociato lo sguardo del mio primo amore.

Cioè, lei la conoscevo già ma la guardavo da lontano senza il coraggio di avvicinarmi. E poi un giorno mi chiede di prestarle il motorino e io non riesco a dirle nulla se non un sì che suonava stronzo e allora ripenso agli adesivi e provo a dire una frase ma non mi esce e lei dice, ok torno subito, e io ancora un sì e poi mi maledico e mi bestemmio dentro però ci ho parlato e mi sembra un sogno e poi lei torna e mi dice grazie e io tento un sorriso ma nemmeno quello e allora torno a casa con lo stomaco e la pancia sottosopra felice e incazzato e non vedo l’ora che venga domani per incontrarla di nuovo e allora vado a scuola ma voglio uscire e girare intorno a casa sua e incontrarla per caso e poi far finta di non vederla e lei magari mi ferma e poi la vedo e lei mi saluta e poi niente. Cioè proprio niente. Nessuna parola. Nessuno sguardo. Cioè tipo paralizzato. Con tutte le frasi dentro che non escono e un esercito di farfalle spartane asserragliate nello stomaco che di uscire non hanno voglia.

Ma se un film comincia così e non lo giri ad Hollywood difficilmente poi lei ti si fila e ti ci fidanzi e la baci e poi ci invecchi insieme e sei felice e ti svegli con la musica giusta e le fai la colazione e lei è sempre meravigliosa e profumata e non fai un cazzo nella vita e pensi solo a far l’amore e a godere come un maiale.

Insomma, io a Hollywood non ci ero ancora stato e allora non mi ci sono fidanzato e non ci ho fatto tutte le altre cose.

Però mi ricordo tutte le canzoni che ho ascoltato per stare ancora più male di come stavo, per trovare le parole che non trovavo. E mi ricordo dei libri delle poesie che ho letto per sentirmi ancora più sfigato di come ero. E mi ricordo di quel Sì e di quegli adesivi di Snoopy come li avessi attaccati stamattina che è domenica e c’è un bel sole e la primavera sta arrivando.

E poi alla fine, a dirla tutta, io al mio primo amore che l’ho amata perdutamente gliel’ho detto. Ci ho messo tipo quasi trent’anni ma alla fine un giorno ci siamo incontrati per caso e allora ci siamo salutati e ci si è presa a ridere di quanto eravamo scemi da piccoli e io allora gliel’ho detto: cioè sai tu sei stato il mio primo amore. E lei mi ha detto non ci credo, cioè non ci posso credere, cioè aspetta. E tira fuori dalla borsa il suo diario di quegli anni lontani che era li’ trasportato dal culo cosmico e mi fa leggere una cosa e in quella cosa c’era scritto che mi amava e che mi avrebbe amato per sempre perché ero il suo ragazzino dai capelli rossi e allora ci siamo sorrisi, ci siamo guardati e tutto era più bello anche se ci siamo lasciati così, giusto il tempo di un caffè.

Morale della favola, se vi piace qualcuno diteglielo. Diteglielo sempre e comunque. Con dolcezza, nel modo che vi piace di più ma diteglielo.

Perché a dirle, le cose dell’amore, sembra Hollywood pure qui.





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