ANNO 14 n° 110
Punk Forever, Omar o dell'amore
>>>>>> di Massimiliano Capo>>>>>>
04/11/2013 - 04:01

di Massimiliano Capo

Io ho sempre avuto un sogno.

Il sogno di entrare in un bar, il mio bar preferito e, dopo un saluto cordiale da parte del barista, sentirmi dire: il solito? O, in alternativa, sentir lanciare l'ordinazione al secondo barista tipo caffe al vetro e cornetto a Massi (nel mio bar i baristi sono minimo due altrimenti non viene).

Sì, anche Massi, così a segnalare una comunanza, una conoscenza, una frequentazione, una fratellanza, fatta di non detti perché quando si divide l’intimità dell’inizio di una giornata a quel punto dire non serve più. Ci si riconosce, tipo Levinas nella macchina del caffè. Perché basta uno sguardo e a quel punto il volto dell’altro ci appare come il nostro.

Insomma, bando alle seghe: io un barista così ce l’ho davvero e si chiama Omar.

E così è spiegata metà del titolo. L’altra metà si spiegherà da sola tra poco, abbiate un po’ di pazienza perché stamattina è dura, tra il sonno del solito sabato notte tirato tardi in disco e un risveglio ad un’ora improbabile, troppo vicina all’alba per essere vera.

Ecco, quello che leggerete da qui in avanti me lo ha sollecitato lui, Omar.

E insieme a lui, la mia redattrice fashion blogger che scrive shooting e fa incazzare mezzo mondo che insomma shooting vuol dire solo fare foto e non fa male a nessuno, tanto ormai tutti lo sanno e mica stiamo a parlare di esoterismo.

Cioè, oggi divago troppo,per farla breve è di Omar e della fashion blogger la scelta dell’argomento.

Perché erano insieme e probabilmente, vista l’ora in cui mi hanno telefonato, stavano prendendo un aperitivo, immagino uno spritz, e allora la redattrice fashion blogger ha scoperto che Omar legge questa rubrichina perché io gli mando il link tutti i lunedì mattina perché lui non ha facebook e non si connette ad internet di solito ma ha una vespa color del cielo al mare d’inverno e ci è anche caduto dalla vespa e si è mezzo fracassato un polso.

Forse stupita da questa cosa, che Omar pur così poco social invece mi dedicava un po’ del suo tempo, insomma la redattrice fashion blogger ha allora, continuo ad immaginare, intavolato una delle sue conversazioni piene di note di costume e di perle di saggezza gettate lì come fossero nulla e alla fine mi hanno chiamato e detto: lunedì vogliamo leggere di amore.

E io che ero mezzo rinco davanti al pc a scrivere una cosa e ad ascoltare musica e nel frattempo e a pensare a quali pezzi mettere dentro la trasmissione su Radio Verde che faccio con Panzer e che si chiama Clubroots e che potete ascoltare ogni venerdì notte alle dieci, insomma ero lì tutto preso da altro, quando mi sento chiedere questa cosa la prima reazione è stata: e io che ne so dell’amore.

Cioè, ne so per quello che mi è successo nella mia ormai lunga vita, ma non ho ricette o considerazioni acute da fare e allora ho risposto, no, questo non potete chiedermelo. Preferisco scrivere di pallavolo che di amore.Che di fare il Fabio Volo in sedicesimo non mi va.

Perché alla fine, scrivere di amore e rischiare la banalità è un attimo.

Poi ci ho ripensato su e mi sono detto che però se a scrivere di amore si rischia la banalità allora forse dovevo farlo per dire una cosa che penso e che quando la dico nessuno mi crede e cioè che io adoro le banalità, le frasi fatte, i libri di Moccia e Fabio Volo, quelli che tutti smerdano e a me mi hanno fatto sorridere e di gusto, perché mi hanno fatto ripensare alle notti insonni passate a pensare alla lei di turno, al vuoto che si sente nello stomaco perché lei ti manca oppure non ti fila oppure non ti ha guardato come speravi accadesse mentre eri in quel bar e ti eri vestito fico solo per lei e lei invece niente.

E poi a quel senso di pieno sempre nel suddetto stomaco che ti si riempie di farfalle quando invece quegli occhi che cerchi li incontri e sono gli occhi di quella che è lei e può essere solo lei e pensi che sarà per sempre, anche se poi magari no ma sticazzi, perché per sempre anche se non è, è per sempre lì in quel preciso momento.

E poi quando son lì a ripensarci così come adesso e mi ritornano in mente le persone che ho incontrato, che ho amato, con cui ho fatto l’amore, con cui ho litigato, con cui mi sono lasciato, e quelle che ho solo guardato da lontano, quelle magari con cui ti ci fai una storia tutta nella tua testa, magari mentre aspetti alla stazione il tuo treno e ti innamori il tempo del ritardo e nemmeno ci parli ma sempre nella tua testolina ti ci fai una corsa al mare e tre amplessi sotto le stelle e invece sei solo lì sul binario incazzato, insomma.

Insomma tutte queste cosine che abbiamo provato e ci auguriamo di provare tutti ogni santo giorno che ci svegliamo aiutati dal buon dio su questa terra e che io mi immagino, tutte queste cosine così meravigliose, sempre con una colonna sonora devastante. Perché io l’amore me lo suono sempre con le canzoni di Gigi D’Alessio e quelle di Gigi Finizio e quelle di Claudio Baglioni e di Ivano Fossati.

Ecco, l’amore è tutto carte da decifrare diceva il Fossati di cui sopra. E credo che il gusto stia tutto lì: che passeremo la vita ad amare cercando di decifrare il senso delle nostre relazioni per scoprire che il senso è tutto nel loro svolgersi.

E sì, lo so che d’amore hanno scritto in tanti. E anche molto meglio di Moccia e Volo. E lo so che lo hanno cantato in tanti. E anche molto meglio di D’Alessio, Finizio, Baglioni e Fossati.

E lo so che avrei dovuto citare Montaigne e qualche altro acuto filosofo.

Ma a me l’amore mi ricorda il cornetto algida delle estati al mare con l’odore dei pitosfori.

E mi ricorda i dischi consumati piangendo e quelli ascoltati abbracciati limonando.

Ora, alla richiesta della redattrice fashion blogger e di Omar temo di non aver risposto come avrebbero voluto perché io se oggi l’amore è diverso da ieri non lo so (anche questo volevano sapere). Se i social network lo hanno cambiato l’amore, non lo so.

So per certo che stamattina ho scoperto una musica meravigliosa rubandola da un post su facebook e ascoltandola su spotify.

E che la vita sia cambiata, e in meglio, questo è certo. Perché io quella musica fino a qualche anno fa non l’avrei mai ascoltata e mi sarei perso emozioni e piacere.

Così mi viene di dire che se la vita è cambiata allora anche l’amore è cambiato.

Perché alla domanda: ti fidi? stamattina ho risposto: ‘se ascolti quella musica mi devo fidare per forza. È la musica che fa la differenza.’

Così come l’amore.





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