ANNO 14 n° 117
Punk forever, L’inorganico e il suo sex appeal
>>>>>di Massimiliano Capo<<<<<
03/06/2013 - 04:00

di Massimiliano Capo

Walter Benjamin ha scritto il Passagenwerk, da noi tradotto in Parigi capitale del XIX secolo, lungo 13 anni e più precisamente dal 1927 al 1940, anno in cui morì suicidandosi mentre era in fuga dall’Europa sempre più nazista. È l’opera che meglio racconta la modernità. Costruita com’è solo di frammenti, incompiuta e impossibile da compiere, tratteggia, sulle macerie del sapere accumulato fino a quel momento, il monumento della crisi della filosofia e del modo di vedere il mondo erede della tradizione platonica. Cioè quella cosa ormai inservibile in cui tutto ha un posto, tutto ha un senso, tutto trova una ragione nella costanza del mito primigenio, chiamatelo come volete ma insomma quella roba lì, rassicurante e senza stridori. Senza incrinature.

Insomma la fuffa di una tradizione che ha provato a cancellare la dimensione dionisiaca, nera, sfuggente, indecisa e indecidibile, affermativa, visionaria, frammentaria della vita.

Ne parlo perché mi è capitato per le mani un bel librino di qualche anno fa e che si intitola per l’appunto: ‘’Il suono incrinato’’. Lo ha scritto Enrica Lisciani-Pietrini e come recita il sottotitolo narra di musica e filosofia nel primo novecento. Ora dimenticate il sottotitolo, il titolo e anche il nome complicato dell’autrice, correte in libreria, andate su Ibs, Amazon, insomma dove di solito trovate le vostre dosi di carta rilegata e compratelo.

Si legge d’un fiato e con Spotify aperto davanti ancora meglio.

È un ipertesto stimolante come pochi soprattutto per chi punkeggia imperterrito.

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La colonna sonora, ma giusto per cominciare,

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Come farsi un corpo senza organi.

Il 28 novembre del 1947 Artaud dichiara guerra agli organi. Deleuze e Guattari, eternamente grati, lo mettono in testa al capitolo dedicato a Come farsi un Corpo senza Organi (mi perdoneranno dal cielo dell’imprecisione) di quel libro mondo che è MillePiani. MillePiani, il testo rizoma che prova ad andare oltre il libro radice e il libro radicella.Cioè contro gli schemi con cui abbiamo siamo soliti pensare il mondo: ‘Uno diventa due: ogni volta che incontriamo questa formula….ci troviamo davanti al pensiero più classico e più riflesso, il più vecchio, il più stanco. La natura non agisce così: le radici stesse sono a fittone, a ramificazione più ricca, laterale o circolare, non dicotomica. Lo spirito è in ritardo sulla natura.’

Basterebbe questo per mandare in soffitta qualche quintale di libri.

Perché sono arrivato qui? Per i Radiohead. Per una canzone in particolare, tratta da The king of Limbs. Si chiama MorningMrMagpie e suona così: CLICCA QUI PER ASCOLTARE

Secondo me c’entra tantissimo.

C’è qualcosa di magico.

C’è qualcosa di magico nei social network. E questa sensazione non me la cambieranno di certo tutte le complesse e dotte e spesso contradditorie analisi di come ci hanno cambiato la vita e quanto. Né tutte le menate sulla privacy violata e/o violabile. Né quelle sulla scomparsa dei rapporti, quelli veri, quelli guardandosi negli occhi. Né altro. Insomma per me Facebook è magico. Perché alla fine solo Facebook uso. Ed è magico perché a un certo punto della notte, mentre non riesco a dormire perché voglio ascoltare tutta la musica del mondo e leggere tutto quello che ho intorno, insomma a un’ora improbabile mi metto a cercare persone che non vedo da una vita. E siccome il primo amore non si scorda mai comincio da lei. Si chiama Monica. Non la vedo da almeno 25 anni. E quando l’ho vista l’ultima volta, sarà stato per 3 minuti. Il tempo di un saluto che dopo dieci anni, tanti ne erano passati dalla volta prima, per me sapeva ancora di salsedine e pitosfori.

Ovviamente non le ho scritto nulla. Come timidezza tecnologica prescrive. Era solo lì. Una foto. Qualche post ma sporadico, segno di una scarsa interazione col mezzo. Ma a me di questo interessava davvero poco. Ero lì solo per mangiare di nuovo il cornetto algida col cuore di panna, ascoltare Alan Sorrenti, Bob Marley. Per gli aghi di pino sotto i piedi scalzi, la sabbia bollente e il panino pane tonno e sottaceti mangiato sotto l’ombrellone. Per le camminate ustionate e le risate di sera nella improvvisata discoteca del campeggio.

Altrettanto ovviamente non le ho detto mai nulla. Confidando che lo avrebbe capito da sola. L’estate è finita. E non ci siamo più visti.

Una storia di una tristezza infinita messa così.

Ma io confido nella forza delle energie cosmiche e loro per certo il loro dovere lo hanno fatto.

Ed è tutta (la forza cosmica) qui dentro:

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o qui, e poi basta: CLICCA QUI PER ASCOLTARE

E per il prossimo post sul vostro social preferito suggerisco: ‘’bisogna mandare il tutto in frantumi, disimparare a rispettare il tutto”.





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