ANNO 14 n° 110
Punk forever, L'attacco è tutto. Gigi D'Alessio di più
>>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
25/11/2013 - 00:01

di Massimiliano Capo

L’attacco è tutto. Chiunque abbia letto un manuale o abbia frequentato un corso di giornalismo o abbia semplicemente parlato con un giornalista si sarà sentito dire che l’attacco è tutto. L’attacco, cioè l’inizio dell’articolo. Il gancio con cui prendere per mano, per la pancia, il lettore e portarlo con sé per lo spazio della cartella o poco più che si sta scrivendo.

E siccome l’attacco è tutto e me lo hanno ricordato detto e ridetto almeno mille volte, io è da ieri che penso all’attacco della rubrichinapunk di oggi.

Insomma, sono qui e penso a come cominciare, alla mano del mio lettore da prendere, alla pancia che vuole essere solleticata, e guardo fuori della finestra e c’è il sole dopo qualche giorno di pioggia bastarda e freddo che due palle e oggi invece sembra più caldo ma forse è solo un’impressione visto che non sono ancora uscito e sto scrivendo da sotto il piumone.

E quando c’è il sole, anche pallido e con le nuvole grigie all’orizzonte che promettono nuova pioggia e tutti a dire che domani viene il gelo e le temperature polari e io già tremo, quando c’è il sole, dicevo, tutto mi viene meglio.

Anche pensare all’estate, alle corse sulla spiaggia, ai giochi nell’acqua, alle tipe in costume, alle t-shirt da disegnare, alle crocs fucsia da non togliersi mai, ai pedalò, ai pitosfori, alla pizza che sa di sale, alle distese di corpi sfatti davanti agli occhi in cui ci specchiamo con la soddisfazione di non essere in quel modo. O almeno di pensarlo che già è una soddisfazione.

Allora, proviamo a cominciare davvero.

Questa settimana è uscito il nuovo album di Gigi D’Alessio. Io mi ostino a chiamarli album perché me li immagino ancora come i vecchi 33 giri dei miei anni giovani e a dire il vero non so come si debbano chiamare oggi.

Ma album suona bene e allora questa settimana Gigi mi ha fatto il regalo di Natale.

Ecco l’attacco che non consentirà a nessuno di abbandonare questa cartella di paroline scelte con cura: è uscito il nuovo album di Gigi D’Alessio.

Già mi immagino la schiera, ampia composita e agguerrita, di quelli che dicono che Gigi fa cacare, che è il peggio della canzone napoletana e non solo, che non ne ha imbroccata una di canzone e che insomma sticazzi che è uscito il suo album. E poi quelli, ma sono solo gli amici, che per non farmi sentir solo mi dicono, si vabbè fa cacare però due pezzi in effetti li ha fatti, cioè tipo non dirgli mai e annarè. E poi, pochissimi, che raggiungono i sei pezzi e poi io che mi piacciono tutti perché secondo me sono poesie e io mio emoziono e li sento in loop e li metterei pure mentre corro se mai un giorno decidessi di infilare un paio di sneakers e una tuta per andare in un posto diverso da una riunione di lavoro.

Perché lo sport fa male farlo ma questo già l’ho scritto un’altra volta e ora siamo qui a parlare di Gigi.

Insomma Gigi fa uscire questo album che contiene almeno 4 meraviglie totali e una meraviglia del cosmo intero anche quello all’interno di un qualche buco nero ancora sconosciuto. La meraviglia è l’ultima canzone, in lingua napoletana, che ora se ci penso mezzo piango e mezzo ringrazio dio di esistere perché quella canzone è come lo sguardo della tipa che ti piace che te lo butta lì magari in mezzo al casino e ti sorride e tu ti dimentichi del mondo intorno come nei film che tutto comincia a girare veloce veloce e lo sfondo va fuori fuoco e rimani lì, solo tu e lo sguardo della ragazzina dai capelli rossi e tutto prende un colore tra il rosa e l’azzurro e insomma è così, tipo l’amore, anche solo per quei due secondi che non vorresti finiscano mai e poi invece finiscono ma peccato per chi non ha mai provato ‘sta cosa. Perché ‘sta cosa, altro che la prova ontologica di Sant’Anselmo, è la vera prova dell’esistenza di dio. L’amore di due secondi che tutto gira e sei lì con lei e nessun altro intorno, la musica che ti fa sentire così e quindi Gigi D’Alessio. Il sillogismo ci sta, il resto pure.

E a ripensarci questa è una fine d’anno piena di note incredibili perché è uscito anche l’album di Claudio Baglioni e pure quello di Gigi Finizio.

Ieri sera ne parlavo in disco, saranno state le tre e io ero lì a parlare di Gigi Finizio (e poi dicono che le energie cosmiche non esistono e ti fanno fare cose strane) e mi sembrava tutto più bello, anche fare le foto in mezzo al casino, perché dentro di me cantavo Chissà e Chissà quando la canti dentro di te altro che le bevande energetiche e i negroni. Chissà spacca.

E la sto ascoltando anche adesso e il sole è uscito del tutto e fa caldo e ora mi alzo ed esco e vado a comprare le paste e poi mi ingrasso felice.

Perché come far star bene la musica niente, ma proprio niente.

Perché nemmeno l’amore esiste senza la musica.

Ecco, ci sono arrivato: l’amore muto, quello a cui non riesci a dare un nome di canzone non esiste. È una cosa mezza inutile.

Come fai a ricordati di una tipa e di quando ci hai fatto l’amore ed era freddo e magari eri pure stanco e però la volevi e allora hai messo su un disco e tutto è cambiato e ora se sei in macchina e parte quel pezzo e allora ti ricordi tutto anche di come si è sfilata le mutandine e di che colore erano e di come aveva i capelli e del sapore dei suoi baci, come fai se non con le note del tuo pezzo dell’amore, di quell’amore?

Perché esiste l’amore questo piccolo grande amore, l’amore carte da decifrare, l’amore just the way you are, l’amore techno, l’amore deep, l’amore progressive. E financo l’amore commerciale.

Ma l’amore muto no.

Non funziona. Non suona giusto.

Insomma, non è amore.

So, let’s rock.





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