ANNO 14 n° 87
Punk forever, La grande bellezza
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
17/03/2014 - 02:01

di Massimiliano Capo

Giuro che ci ho provato. Giuro giuro, con le dita incrociate sulla bocca e le labbra a culo di gallina a sancire con un bacino il patto con voi che mi leggete.

Giuro di aver provato a scrivere una cosa semi seria, forse addirittura seria, perché mi andava di cambiare registro.

Sperimentare un po’ di sana pesantezza. Farmi domande difficilissime e rispondermi in maniera altrettanto complessa magari citando i libri e i film del momento.

E regalare a voi, miei cari venti lettori, quelle perle di saggezza che una rubrichinapunk dovrebbe avere come obiettivo.

E invece no. Niente da fare. Perché le cose alla fine non vanno mai dove abbiamo pensato perché nel frattempo che tu le pensi succedono altre cose e allora ti distrai e loro prendono pieghe e direzioni inaspettate e tutto cambia e non ci riesci più a scrivere de La grande bellezza e dire che non ti è piaciuto e che Servillo ti sta sul cazzo e che è l’ennesimo film piacione e che però lo hai visto due volte e che ti ha fatto ridere e che alla fine è un bel film comico, ma comico davvero, e allora forse a pensarci meglio un po’ ti è piaciuto perché a te ridere ti piace e allora ben venga pure La grande bellezza e il triste caravan della intellettualità engagè o come cazzo si scrive con le feste, la fica e quel tocco di decadenza che fa chic da una vita.

Però non ci riesci a farci una rubrichina intera perché senti che la vita sta altrove e che quello è un film comico su un mondo di morti e allora sticazzi e andiamo avanti con la prima perla, perché a non pensarci le perle escon fuori da sole.

Eccola: basta non prenderla troppo sul serio e funziona, sia La grande bellezza sia la vita.

E qui finisce il tentativo di essere pensante e pesante. E il mio quarto d’ora da critico cinematografico pure.

Perché oggi a dire il vero mi sono svegliato invece con la voglia di fare delle cose totalmente inutili e perciò stesso assolutamente piacevoli.

Tipo dissipare il mio tempo improduttivamente tra letto e divano e partite e libri e musica e ipad e iphone.

Cioè, a pensarci bene, esattamente quello che faccio ogni giorno.

Ma oggi voglio farlo con più consapevolezza e impegno di sempre.

Mi voglio impegnare ed arrivare a fine giornata con l’aria soddisfatta di chi non si è lasciato coinvolgere in nulla che non fosse bello e col profumo della vita più forte di sempre.

L’aria domenicale dovrebbe aiutarmi nel mio intento tutt’altro che facile, le tentazioni e il rischio di far qualcosa di utile è sempre in agguato. Ma io sono preparato e agile. E sono ottimista e mi andrà bene per certo.

La primavera è arrivata e scrivo accompagnato dal canto di non so bene quale pennuto che mi arriva da fuori la finestra aperta con le persiane accostate per evitare che troppa luce ferisca i miei occhi assonati.

A guardar fuori, oggi sarebbe stata la giornata giusta per andarsene al mare a fare delle foto meravigliose con il sole e il blu dell’acqua e il celeste del cielo e un sorriso ragazzino dentro tipo quello della canzone degli Stadio, quella che ‘i sorrisi tu li dai come fossero dei guai’ e via cantando che ora l’ho messa pure su spotify e vediamo se riesco ad andare avanti oppure passo la prossima ora a fare il karaoke da solo e a immaginarmi ‘ste foto che avrei fatto e non ne vengo più fuori e la mia redattrice fashion blogger allora mi sollecita e tutto diventa una corsa e io di correre non ho voglia perché lo sport fa male ma questa è una vecchia storia e ora qui ci va un punto. Eccolo.

Insomma, sono qui, gli Stadio in sottofondo, io che gorgheggio, La grande bellezza archiviata, la voglia di mare che non se ne va, e devo scrivere qualcosa, qualcosa di così meravigliosamente inutile da sembrare saggio, di così superfluo da sembrare indispensabile.

Forse ci sono, i pensieri si stanno allineando. Il caffè col miele, miraggio di una dieta, sta cominciando a fare effetto.

E poi mi arriva un messaggio, perché questa è una rubrichina cooperativa e mentre scrivo wozzappo, e il messaggio mi suggerisce di scrivere dell’ojas, che è sanscrito e sta per vigor, forza, insomma energia vitale.

E io non lo sapevo ma sono mesi che scrivo dell’ojas e io lo chiamo profumo della vita e allora tutto torna e se lo dicevano pure in sanscrito tipo un paio di eoni fa allora vuol dire che la vita è proprio un gran profumo e che bisogna respirarlo tutto e fino in fondo, farselo entrare in ogni poro e scambiarselo con gli sguardi i sorrisi e l’amore e il sesso e il sudore e le carezze e gli abbracci e stando insieme e curandosi gli uni degli altri, quei centocinquanta esseri umani che più o meno sono il nostro mondo e lo diceva Don Milani e lo dicono pure le ricerche delle università americane e che dobbiamo ogni giorno far star bene perché se ognuno volesse bene al suo piccolo mondo tutto il mondo si vorrebbe più bene perché siamo tutti connessi e le energie corrono da punto a punto e noi dobbiamo esser pronti ed aperti ad accoglierle e crescere con loro.

Perché alla fine a noi ci piace di star bene fra di noi e di conoscere nuove persone e di raccontare nuove storie. Ecco, le storie. Le storie che ci piaceva ascoltare da piccoli e che non ci stanchiamo di ascoltare nemmeno adesso che piccoli non siamo più. E ce le raccontiamo magari un po’ diverse, magari complicandoci un po’ la vita come se fosse sempre tutto tanto complicato.

Le storie, che alla fine a guardarle dentro, raccontano sempre delle nostre paure, sempre quelle, e di come affrontarle, talvolta di petto come gli eroi greci, più spesso scappando, altre volte facendo finta di dimenticarsene, altre ancora prendendole un po’ per il culo e delle nostre gioie, anche loro sempre quelle, quelle di una vita che nasce e poi cresce tipo la piccola giorgiapunk o di un amore nuovo e della voglia di andarci fino in fondo e di un nuovo sguardo amico ad accompagnarci per sempre.

Insomma, è ora di pranzo e il tempo è scaduto e allora via con la seconda perla. Che è questa: non risparmiatevi, mai. Ma mai mai. E cambiate idea, e contradditevi, e fate caos tutt’intorno a voi. Perché darsi, mutarsi, espandersi è davvero una gioia grande.





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