ANNO 14 n° 111
Punk forever, La felicità esiste
>>> di Massimiliano Capo <<<
13/01/2014 - 00:01

di Massimiliano Capo

La felicità esiste. E fa il paio con il dover decidere. In ogni momento della nostra vita abbiamo a che fare con la necessità di dover decidere. E ogni decisione riguarda la nostra felicità.

Stamattina mi sento diviso a metà. Per metà mi sento un santone cazzaro tipo Osho e per l’altra metà dolce e trasognato che a starmi vicino è come avere per le mani una scatola di cioccolatini buonissimi tipo quelli con la ciliegia dentro e il liquore che ti lasciano in bocca quel sapore caldo e persistente che ne mangeresti dodici di seguito per non riaverti più per le prossime due ore.

Credo sia solo perché sono andato a dormire alle sei e sto scrivendo sotto l’effetto nirvanico di un risveglio anticipato e rincoglionito.

Ma sfrutto il momento e non vorrei perdere per quasi nessuna cosa al mondo questa sensazione di saggezza che mi sento dentro.

E allora ricomincio da capo.

La felicità esiste. Me lo dico e ridico da sabato pomeriggio. Me lo dico e ridico dopo aver letto su facebook lo stato della mia amica IlariaTi che sosteneva il contrario.

E io da ieri non faccio altro che pensare che la felicità esiste. Che deve esistere. Perché pur con tutti i casini della vita intorno, le rotture di coglioni che giornalmente ci affliggono, insomma in mezzo alle cose che la vita non sempre molto gentilmente ci riserva, la felicità esiste.

E non è questione di momenti ritagliati in una valle altrimenti di lacrime.

La felicità esiste. Punto. Esiste proprio. Ed è molta di più delle lacrime.

E, visto che oggi mi sento Osho, vi dico che la felicità è nei nostri occhi.

E che ha il sapore di un MonCherì, caldo e avvolgente per il palato.

Cioè, io la felicità la vedo. E poi la mangio.

La vedo ogni volta che incrocio lo sguardo di GiorgiaPunk. La vedo ogni volta che guardo i miei che la guardano. La vedo ogni volta che qualcuno fa bene una cosa ed è contento del proprio lavoro. La vedo quando sto lì a pensare cosa fare per far star bene chi mi sta intorno. La vedo quando penso ad una foto scema perché far sorridere gli altri a me mi fa proprio felice.

La vedo quando leggo un bel libro e ho la sensazione di saperne di più di prima della vita e delle cose del mondo.

La vedo quando incrocio gli occhi spensierati della ragazzina dai capelli rossi. Delle ragazzine dai capelli rossi della mia vita. La vedo e l’ho vista negli occhi di chi ho amato e di chi amerò.

La vedo ogni volta che il Capitano fa un colpo dei suoi perché alle volte la felicità ha la forma di un pallone che rotola su un campo verde e tante maglie giallorosse intorno.

L’ho vista tante volte la felicità, quando ero piccolo e nonna Ada mi ha insegnato a disegnare e a dipingere e la vedo ancora ogni volta che ci penso e ci penso spesso perché pensare alla felicità ci fa essere felici.

Insomma, la felicità si alimenta di felicità e allora dovremmo passare le giornate a pensare alle cose felici fatte e alle cose felici da fare. E allora anche alzarsi presto e andare a fare una della tante cose che non ci piacciono alla fine ci verrà meglio.

Non so perché, ma quando poi mi rileggo, mi sembra di muovermi nel regno delle ovvietà. E mi verrebbe voglia di cancellare tutto. E mi trattengo davvero a stento dal farlo.

E qui arriviamo alla necessità di decidere. E io decido di non cancellare, perché a me le ovvietà mi piacciono da morire. Tipo la panna del cornetto algida che è una ovvietà tra le più ovvie da scrivere. A chi non piace la panna e soprattutto la coroncina di cioccolato in cima al cornetto algida? A tutti. A tuttissimi. E sebbene sia una evidente ovvietà anche solo pensarlo, a me scriverlo mi fa felice. E allora lo faccio. Perché scrivere una cosa felice ti fa venire la voglia di esserlo un po’ di più e di pensare ad altre cose felici da fare e leccare come la panna del cornetto.

E ora come arrivo dove volevo arrivare? Stacco netto o lenta dissolvenza.

Stacco netto, altra scena. Stesso film.

Sempre di felicità si tratta e di uno dei miei vettori preferiti per raggiungerla: la musica.

E allora per essere felici, per favorire la propagazione di energie positive in giro per il mondo, venite tutti a fare un salto indietro negli anni ottanta della new wave e del post punk, tra dischi e tracce più o meno note, tra reebock alte e spalline oversize come in Miami Vice, tra trucco anche per i maschietti e abitini new romantic. Insomma venite come volete e portatevi un sorriso.

Il party si chiama Trashology, che non so cosa vuol dire esattamente ma rende l’idea (quella che preferite per essere felici) e i dettagli sono tutti qui: CLICCA QUI

Io ci sarò e sceglierò la colonna sonora. Confesso subito il conflitto di interessi, ma non me ne preoccupo: lo faccio per essere felice.

Quindi, perdonatemi.





Facebook Twitter Rss