ANNO 14 n° 116
Punk Forever, Fashion is
>>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
28/10/2013 - 04:01

di Massimiliano Capo

Allora, ricapitoliamo.

La mia redattrice fashion blogger mi ha caldamente suggerito di scrivere un pezzo sulla moda.

Me lo ha detto l'altra sera (sabato) mentre eravamo insieme ad un aperitivo ostriche e bollicine, e sushi e molto altro in centro.

Insomma, eravamo lì con tanta altra gente ad ascoltare Panzer che suonava come sempre bene, e lei se ne esce chiedendomi di cosa avevo intenzione di scrivere e io a dirle di questo e quest’altro o forse anche di questo e lei, no questo no, no quello forse ma anche no, e insomma alla fine se ne esce dicendomi scrivi un pezzo sullo stile, la moda, il fashion che a me non me lo fanno mai fare ma a te sì.

Ora, io di moda non credo di capire un granché ma lei è convinta del contrario, ed è convinta del contrario per via dei miei calzini.

Insomma, ieri ero lì con le mie converse borchiate (da me), un laccio camou e l’altro optical, e i pantaloni skinny e una tshirt di elevenparis con una coniglietta di playboy sul davanti e uno sfondo fucsia che è un colore che adoro e una giacca blu di prada che ormai avrà dieci anni di un tessuto che non so dire cosa è ma insomma è di prada e quindi spacca.

Insomma ero lì, e la mia redattrice fashion blogger mi raccontava di una sua borsa meravigliosa arrivatale in regalo da New York e poi con le sue amiche fashion di altri altrettanto meravigliosi outift e poi dello zainetto vintage anch’esso di prada che aveva sulle spalle e per il quale ha predetto un subitaneo ritorno nell’olimpo degli oggetti must have, insomma in questo casino di chiacchiere e bollicine e io che facevo le foto e mi guardavo intorno e Panzer che bussava nelle casse e Pitone che mangiava ostriche e tutti che erano scialli almeno per quelle due ore insieme; insomma, lì proprio in quel momento decido di far notare che il fucsia che fa da sfondo alla mia tshirt è lo stesso fucsia che intarsia il mio calzino fantasia di Happy Socks.

Lo faccio notare alzando il pantalone skinny che mi avvolge (e santo subito chi ha inventato i tessuti elasticizzati sennò eran cazzi) e allora lì alla redattrice fashion si accende la lampadina, cominciano a brillarle gli occhi e mi dice: tu domani scrivi di moda.

E io a dire, ma come io volevo parlare di me, di quando sono andato a cavallo al Passo del Tonale ed ero così una mezza sega che il cavallo è tornato con me in sella direttamente nella stalla e tutti a prendermi per il culo io lì sul cavallo dentro la stalla con lui che mangiava e intorno a me solo merda e puzza e non potevo scendere e mi son dovuti venire a liberare e io da quel giorno sfanculo tutti i cavalli che vedo o di quando ho scuffiato in mezzo al lago di Bolsena con una barca a vela e io non so nuotare e mi ha salvato il giubbetto salvagente che a quello serve e che mi sono ritrovato sott’acqua e non si vede niente e mi sono perso gli occhiali che avevo indosso e le scarpe e la maglietta e dopo avevo freddo ma non so perché tutti ridevamo ma certo era per la paura e per la gioia di avercela fatta a tornare a riva sotto la pioggia e poi a casa io che pensavo che mia madre mi sgridasse per tutto quello che non avevo più e invece era così felice di avermi visto tornare che non mi ha detto niente anzi mi ha fatto pane e nutella perché mia madre a me marinaio non ci ha mai creduto.

Ma lei, la redattrice fashion blogger, no. Ormai si era fissata con questa storia di me esperto di moda e allora di questo dovrei parlare ma non so se ne sono capace e allora comincio a pensare a quali libri ho letto, quali film ho visto, quali riviste ho sfogliato e quali foto ho osservato che avessero a che fare con la moda.

E ho scoperto che, senza rendermene conto, sono circondato da immagini, fotogrammi, parole impaginate su carta più o meno patinata che hanno a che fare con la moda.

Con il piacere di vestirsi. Con il gusto di raccontarsi attraverso gli abiti. Con il bisogno di identificarsi con la propria tribù che è fatta di stili di vita condivisi e che in questi stili di vita che assommano musica libri film foto e via dicendo gli abiti svolgono un ruolo fondamentale.

E aggiungo io, ovviamente in copiosa e decisamente più autorevole compagnia, positivo.

Sarà capitato anche a voi immagino, con quello sguardo un po’ lombrosiano di voler capire gli altri dalla loro fisionomia e da quello che indossano.

E se vi è capitato (al di là di dirsi un minuto dopo ed in ossequio al politicamente corretto che non si giudica una persona da queste cose) sapete benissimo a cosa mi riferisco: alla infinita storia dell’in and out, al giochino del coatto versus trash, del vintage versus vattelappesca cosa, insomma all’infinito gioco della seduzione che mettiamo in campo ogni mattina che ci alziamo, guardiamo fuori dalla finestra sperando in una bella e buona giornata e ci facciamo accompagnare in giro per il mondo, il nostro piccolo mondo, dalle cose che ci fanno stare bene, che ci fanno sentire unici, che ci fanno distinguere, che ci danno quella sicurezza che spesso ci manca.

Adesso, se ho scritto il pezzo che la redattrice fashion blogger volevo io non lo so.

So per certo però che sono davanti al cassetto che contiene le mie calze colorate e sto cercando quelle con i quadrati azzurri per intonarle al cielo che vedo dalla finestra socchiusa perché è cosi che mi va di sentirmi oggi.

E qualcosa questa cosa vorrà pur dire.





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