ANNO 14 n° 111
Punk forever, Allora, Shot!
>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
30/09/2013 - 04:01

di Massimiliano Capo

Allora, notizia da prima pagina del dorso cultura del quotidiano che mi ospita. E non solo. Sabato prossimo mostro la mia ultima creazione. Dove? Da Justees, quell’originale laboratorio di creatività e fashion che ospita le mie terga spesso e volentieri sul suo comodo divano e le sue belle sedute.

Allora, la cosa si chiama Shot perché ho una curatrice pudica che risponde al nome di Serena e che del titolo che avevo scelto si è vergognata da subito.

Comunque, ora si chiama Shot e sono contento.

Justees anche sembra contento. E allora ora vi racconto cosa è.

Intanto è una video installazione. E i due video gireranno su due Ipad.

E li ho immaginati e verranno proiettati dentro i camerini dove abitualmente si provano i vestiti. Tipo peep show versione jappo.

Insomma, la storia è più o meno questa: ogni anno da ormai nove anni l’Amaci organizza la giornata dell’arte contemporanea e io ne ho parlato prima con Stefano e poi con Serena, gli ho raccontato quello che avevo pensato di realizzare e loro mi hanno detto ok, proviamoci. O meglio, noi ti veniamo dietro tu provaci. Poi Serena gli ha dato una dignità intellettuale. Justees ha messo a disposizione lo spazio. Io non so ancora bene cosa ci ho messo e cosa ci metterò.

E domattina lunedì, ora che sto scrivendo è una tarda mattina domenicale con un tempo grigio fuori e le Pointer Sisters in sottofondo, girerò questi due mini video che composti insieme faranno Shot. Che ho sottotitolato non a caso: una riflessione sull’amor cortese.

Intendendo con cortese non l’amore genericamente inteso per ogni umano o animale o pianta presente su questa nostra amata terra ma l’amore quello cazzuto, incazzato, sorridente, pieno di vita, pieno di lacrime, pieno di gioia, insomma l’amore quello per la nostra lei/lui.

Insomma quello che ha a che fare con l’eros, con le voglie, le fantasie, i desideri.

Insomma, piselli e piselle. E godimento. E piacere.

Sì, lo so. Provare a spiegare perché si fa una cosa di questo tipo è noioso, a rischio di banalità cosmiche. Però siccome per farla questa cosa prima l’ho pensata e anche molto ora ci provo lo stesso.

Quindi, riassumendo: faccio una videoinstallazione che parla dell’amore.

Dell’amore nella sua compiutezza terrena.

Pieno di sudata vitalità.

E siccome a me l’amore piace assai, e più dissipa energie e si sottrae alle abitudini quotidiane e più mi piace, Shot l’ho immaginato come un inno, per dirla con Georges Bataille, all’economia della festa.

Malascio dire a lui cos’è l’economia della festa: ‘Parto da un principio semplice e indipendente da ogni analisi economica. A mio parere, la legge generale della vita richiede che in condizioni nuove un organismo produca una somma di energia maggiore di quella di cui ha bisogno per sussistere. Ne deriva che il sovrappiù di energia disponibile può essere impiegato o per la crescita o per la riproduzione, altrimenti viene sprecata. Nell’ambito dell’attività umana il dilemma assume questa forma: o la maggior parte delle risorse disponibili vengono impiegate per fabbricare nuovi mezzi di produzione, e abbiamo l’economia capitalistica (l’accumulazione, la crescita delle ricchezze) oppure l’eccedente viene sprecato senza cercare di aumentare il potenziale di produzione e abbiamo l’economia di festa. Nel primo caso, il valore umano è funzione della produttività; nel secondo si lega agli esiti più belli dell’arte, alla poesia, al pieno rigoglio della vita umana. Nel primo caso, ci si cura solo del tempo a venire, subordinando ad esso il tempo presente; nel secondo, è solo l’istante presente che conta, e la vita, almeno di quando in quando e quanto più è possibile, viene liberata da considerazioni servili che dominano un mondo consacrato alla crescita della produzione. A mio parere, l’uso delle ricchezze, o più precisamente il loro fine, è essenzialmente lo spreco: il loro ritiro dal circuito della produzione.’

Io meglio di così non saprei dirlo e così mi piacerebbe che fosse.

Con Shot ci provo a dirlo per immagini e rubo anche la conclusione ‘che meglio non saprei pensarla: ‘Non più l’accumulazione per l’accumulazione, e di conseguenza una raffigurazione della specie umana come specie votata al lavoro, ma esattamente il contrario: l’accumulazione per il dispendio, e una concezione della specie votata al lusso, all’eccesso e alla voluttà, votata cioè al dono senza speranza di profitto, in una parola: votata al nulla.’ Oltre la compostezza e la ragionevolezza della ragione utilitaria.

Quindi, e Flavia (la redattrice più fashion che c’è) non me ne voglia se l’ho fatta troppo lunga, via aspetto tutti qui (CLICCA QUI) da Justees sabato prossimo dalle 12 alle 20. Senza sosta.

E viva l’amore.





Facebook Twitter Rss