ANNO 14 n° 114
Proust in cucina, Vuoi mettere?
>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
13/10/2014 - 00:00

di Massimiliano Capo

 

Oggi me la vorrei cavare con un suggerimento.
Una di quelle cose rapide rapide, dette all’orecchio quando ci si saluta e il treno tarda come sempre ma ora sta arrivando e non c’è più tempo e allora dai sbrigati e dimmela ‘sta cosa e sale la tensione del ciao a presto e poi ancora sguardi, parole e malinconia d’ottobre anche se ora sembra estate.
Una cosa tipo che ci pensi su dalla mattina ma poi nel casino di tutte le cose da fare ti è sfuggita ma l’avevi immaginata più o meno così: ah, ecco mi stavo dimenticando di dirtelo: sai, l’altro giorno stavo sistemando la libreria e mi è capitato sotto gli occhi una vecchia edizione delle Filosofia nel boudoir del Marchese De Sade, e insomma l’ho sfogliato e non lo avevo mai letto davvero e insomma ci sono finito dentro e non ne sono uscito che alla fine.
Insomma, spacca.
Che poi tutta questa tensione per consigliare di leggere un libro non si capisce, forse sarà che non è un libro qualunque e che quando si tratta di sesso uno si fa sempre duemila paranoie.
Perché dentro quel libro si parla solo di sesso e in una maniera così esplicita che Cicciolina sembra una educanda e Rocco Siffredi un principiante.
Ecco, riavvolgiamo il nastro e torniamo all’inizio e facciamo finta che ci stiamo salutando e che io abbia il vostro orecchio a portata di labbra e che voi foste la ragazzina dai capelli rossi che parte per andare a Milano alla settimana della moda (perché la ragazzina dai capelli rossi è fica e segue le mode e le inventa anche) e allora mentre il treno è lì lì per arrivare e lei ti dice dai e dimmela ‘sta cosa che manca poco e poi parto e tu pensi che alla fine sticazzi del divin marchese le dico che la amo e che mi manca e che non voglio che vada a Milano perché a me la ragazzina dai capelli rossi mi piace e non la voglio vedere andare via e invece no, colpo di genio, non mi trattengo e le dico che De Sade spacca e il treno arriva e lei ci sale sopra e mi guarda interdetta con la borsa da tirar su nella cappelliera e la gente intorno e mi sorride ma mi sembra che avrei fatto meglio a dirle ti amo ma ormai è andata ed sono rimasto lì, sul marciapiede a guardare il treno allontanarsi e a ripensare a quell’aureo libretto.
Ecco, me la vorrei cavare dicendovi di andare su Amazon e ordinarvi il librino in questione e poi abbandonarvi a quelle pagine piene di passione, ma devo scrivere una cartella e allora mi torna in mente che in questi giorni mi è capitato sotto gli occhi un articolo di Roberto Cotroneo che è un giornalista e critico letterario tra i più noti, in cui si esercita in una sorta di anatema, a metà tra la riflessione estetica e quella sociologica, sull’uso perverso (secondo lui) che si farebbe oggi della fotografia soprattutto in relazione alla diffusione degli smartphone e delle foto sistemate con i filtri di Instagram.
Un anatema sintetizzabile in questo acutissimo concetto: le foto fatte così fanno mediamente cacare e, come sempre, anche queste sono il segno di un progressivo degrado dell’ occidente, del mondo, dell’umanità, della cultura, insomma il solito florilegio che siamo costretti ad ascoltare ogni giorno dai custodi della tradizione e dell’ortodossia, dell’immutabilità e anche un po’ della noia.
Verrebbe da rispondere a tono a tutti questi incazzosi di specialisti senza più specialità, quelli a cui sfugge un po’ tutto di mano e allora si arrovellano per trovare un modo per incasellare di nuovo tutto dentro shcemi perfettissimi e quel tutto bastardo di nuovo lì a cambiare e loro lì a rincorrere.
Ecco, io questa cosa di vivere con gli occhi rivolti all’indietro non l’ho mai capita.
Qualcuno la chiama retromania e ha a che fare con qualunque ambito della nostra vita: dalla musica alla fotografia. Dai libri alle relazioni con gli altri.
Suona tipo, era meglio come era prima, vuoi mettere?
Vuoi mettere il gracchiare dei vinili con il freddo degli mp3?
Vuoi mettere le foto su pellicola con la postproduzione digitale?
Vuoi mettere vedersi e toccarsi col conoscersi in chat?
Vuoi mettere la marmellata fatta in casa con quella del supermercato?
Vuoi mettere la pasta tirata col mattarello con quella confezionata?
Vuoi mettere i voli low-cost con quando a viaggiare eravamo in dodici?
Vuoi mettere l’odore delle pagine sfogliate col freddo dello schermo di un tablet?
Vuoi mettere la libreria coi suoi riti, i libri tutti intorno con la home page di Amazon?
Insomma vuoi mettere e poi il resto lo si può compilare a piacere tanto vale per tutto.
Insomma, vuoi mettere?
Ecco, io voglio mettere. Sì, voglio mettere e mi ostino a non capire.
E nel frattempo che ci penso vi consiglio uno snack perfetto per uno stanco brunch domenicale, la torta rustica ricotta e spinaci di mamma Silvana.
 
Ingredienti
 
1 rotolo di pasta sfoglia
500 gr di spinaci
400 gr di ricotta
sale pepe
noce moscata
grana
pane grattugiato
2 uova
Per preparare l'impasto per farcire la torta, mescola gli spinaci sminuzzati, la ricotta, le uova, la noce moscata e sale e pepe q.b.
Stendi la pasta sfoglia con la sua carta in una teglia rotonda, spolvera di pan grattato e disponi la farcia all’interno. 
Metti in forno a 180° per 35.'
E buon appetito!
 
 
 
 
 

Oggi me la vorrei cavare con un suggerimento. Una di quelle cose rapide rapide, dette all’orecchio quando ci si saluta e il treno tarda come sempre ma ora sta arrivando e non c’è più tempo e allora dai sbrigati e dimmela ‘sta cosa e sale la tensione del ciao a presto e poi ancora sguardi, parole e malinconia d’ottobre anche se ora sembra estate. Una cosa tipo che ci pensi su dalla mattina ma poi nel casino di tutte le cose da fare ti è sfuggita ma l’avevi immaginata più o meno così: ah, ecco mi stavo dimenticando di dirtelo: sai, l’altro giorno stavo sistemando la libreria e mi è capitato sotto gli occhi una vecchia edizione delle Filosofia nel boudoir del Marchese De Sade, e insomma l’ho sfogliato e non lo avevo mai letto davvero e insomma ci sono finito dentro e non ne sono uscito che alla fine.

Insomma, spacca. Che poi tutta questa tensione per consigliare di leggere un libro non si capisce, forse sarà che non è un libro qualunque e che quando si tratta di sesso uno si fa sempre duemila paranoie. Perché dentro quel libro si parla solo di sesso e in una maniera così esplicita che Cicciolina sembra una educanda e Rocco Siffredi un principiante.

Ecco, riavvolgiamo il nastro e torniamo all’inizio e facciamo finta che ci stiamo salutando e che io abbia il vostro orecchio a portata di labbra e che voi foste la ragazzina dai capelli rossi che parte per andare a Milano alla settimana della moda (perché la ragazzina dai capelli rossi è fica e segue le mode e le inventa anche) e allora mentre il treno è lì lì per arrivare e lei ti dice dai e dimmela ‘sta cosa che manca poco e poi parto e tu pensi che alla fine sticazzi del divin marchese le dico che la amo e che mi manca e che non voglio che vada a Milano perché a me la ragazzina dai capelli rossi mi piace e non la voglio vedere andare via e invece no, colpo di genio, non mi trattengo e le dico che De Sade spacca e il treno arriva e lei ci sale sopra e mi guarda interdetta con la borsa da tirar su nella cappelliera e la gente intorno e mi sorride ma mi sembra che avrei fatto meglio a dirle ti amo ma ormai è andata ed sono rimasto lì, sul marciapiede a guardare il treno allontanarsi e a ripensare a quell’aureo libretto.

Ecco, me la vorrei cavare dicendovi di andare su Amazon e ordinarvi il librino in questione e poi abbandonarvi a quelle pagine piene di passione, ma devo scrivere una cartella e allora mi torna in mente che in questi giorni mi è capitato sotto gli occhi un articolo di Roberto Cotroneo che è un giornalista e critico letterario tra i più noti, in cui si esercita in una sorta di anatema, a metà tra la riflessione estetica e quella sociologica, sull’uso perverso (secondo lui) che si farebbe oggi della fotografia soprattutto in relazione alla diffusione degli smartphone e delle foto sistemate con i filtri di Instagram.

Un anatema sintetizzabile in questo acutissimo concetto: le foto fatte così fanno mediamente cacare e, come sempre, anche queste sono il segno di un progressivo degrado dell’ occidente, del mondo, dell’umanità, della cultura, insomma il solito florilegio che siamo costretti ad ascoltare ogni giorno dai custodi della tradizione e dell’ortodossia, dell’immutabilità e anche un po’ della noia.

Verrebbe da rispondere a tono a tutti questi incazzosi di specialisti senza più specialità, quelli a cui sfugge un po’ tutto di mano e allora si arrovellano per trovare un modo per incasellare di nuovo tutto dentro shcemi perfettissimi e quel tutto bastardo di nuovo lì a cambiare e loro lì a rincorrere. Ecco, io questa cosa di vivere con gli occhi rivolti all’indietro non l’ho mai capita. Qualcuno la chiama retromania e ha a che fare con qualunque ambito della nostra vita: dalla musica alla fotografia.

Dai libri alle relazioni con gli altri. Suona tipo, era meglio come era prima, vuoi mettere? Vuoi mettere il gracchiare dei vinili con il freddo degli mp3? Vuoi mettere le foto su pellicola con la postproduzione digitale? Vuoi mettere vedersi e toccarsi col conoscersi in chat?nVuoi mettere la marmellata fatta in casa con quella del supermercato?Vuoi mettere la pasta tirata col mattarello con quella confezionata? Vuoi mettere i voli low-cost con quando a viaggiare eravamo in dodici? Vuoi mettere l’odore delle pagine sfogliate col freddo dello schermo di un tablet? Vuoi mettere la libreria coi suoi riti, i libri tutti intorno con la home page di Amazon?Insomma vuoi mettere e poi il resto lo si può compilare a piacere tanto vale per tutto.

Insomma, vuoi mettere? Ecco, io voglio mettere. Sì, voglio mettere e mi ostino a non capire.E nel frattempo che ci penso vi consiglio uno snack perfetto per uno stanco brunch domenicale, la torta rustica ricotta e spinaci di mamma Silvana. 

Ingredienti 1 rotolo di pasta sfoglia

500 gr di spinaci

400gr di ricotta

sale

pepe

noce moscata

grana grattugiato

2 uova

Per preparare l'impasto per farcire la torta, mescola gli spinaci sminuzzati, la ricotta, le uova, la noce moscata e sale e pepe q.b.Stendi la pasta sfoglia con la sua carta in una teglia rotonda, spolvera di pan grattato e disponi la farcia all’interno. Metti in forno a 180° per 35.'E buon appetito!     





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