ANNO 14 n° 115
Proust in cucina, Istruzioni per l'uso
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
06/10/2014 - 00:00

di Massimiliano Capo

Mi piacerebbe avere un manuale per ogni cosa.

Una di quelle guide che gli americani chiamano ''how to…'' e dopo il ''come fare'' ci puoi mettere qualunque cosa, dall’avvitare una lampadina a far innamorare la ragazzina dai capelli rossi.

Mi piacerebbe averne uno davvero per ogni cosa: una biblioteca infinita, una lunga sequenza borgesiana di titoli a cui attingere ogni volta che mi trovo a dover dire o fare qualcosa non sapendo bene come comportarmi.

Tipo, dipingere una camicia di seta o spiegare a GiorgiaPunk l’origine dell’universo.

Perché GiorgiaPunk ha l’età dei perché e di ogni cosa chiede conto, ragione, origine e futuro prossimo e venturo e poi dipingere la seta è un mio sogno bambino.

Ecco, io vorrei avere un manuale facile facile, dove tutto è spiegato per filo e per segno, senza che il dubbio faccia mai capolino con tutti i casini che di solito si porta dietro.

Dove c’è un inizio e poi il punto mediano e poi la fine e in mezzo tutti gli altri punti messi in fila e tutto è chiaro come quando c’è il sole alto in cielo e nemmeno una nuvola, nemmeno una di quelle bianche che fanno la felicità dei pittori e anche la mia che mi piace tanto disegnarle.

Dove, anche con l’aiuto di foto e disegni, ogni cosa, azione e passione, viene scomposta in passi successivi che basta seguirli e si arriva dritti alla meta.

Apri, gira, piega, sposta, allunga, accorcia, tieni, stringi, lascia, prendi, molla, bacia, lecca prima piano e poi forte e poi di nuovo piano e via andando che anche l’orgasmo dopotutto è una serie di atti uno successivo all’altro.

Insomma, la vita scomposta in così tante frazioni da non lasciar spazio ad alcun mistero.

Un po’ come nei paradossi di Zenone, prendete quello della tartaruga e di Achille, che a forza di scomporre lo spazio alla fine nella gara di corsa fra i due la tartaruga aveva la meglio su Achille in barba a quello che l’esperienza della vita quotidiana ci mostra.

Cosa mai ci può essere di misterioso nel girare a destra per tre volte e poi di nuovo a sinistra per cinque e poi stringere e poi mollare e poi così per otto volte?

Nulla, e in quel nulla c’è la soluzione alle nostre ansie quotidiane.

E com’è bello vivere senza sentire il peso dell’inconoscibile, senza provare l'ebbrezza negativa del non sapersi spiegare cosa ci sta accadendo, del perché la crostata non prende il colore che avevamo immaginato, del perché la ragazzina dai capelli rossi non ci guarda come avremmo voluto e noi siamo qui soli, seduti sul divano, mentre vorremmo limonarla fino a sera e lei chissà dov’è.

Un manuale, un guida certa, per venir fuori dal terrore che ci si infila ovunque quando sentiamo il cuore batterci forte forte e ci servirebbe di compulsare e poi mettere in pratica tutte le azioni per farlo tornare al ritmo di sempre qualunque sia la ragione che ci abbia innalzato la frequenza: qui non ci si cura di quello che ci gira intorno, qui si tirano su muri, muretti e si schierano missili a difesa dei nostri piccoli confini.

Ecco, un arduino (quel microcontrollore che è una delle ultime storie di successo dell’ingegno italico) della vita, da piazzare ad ogni angolo e a cui dire cosa fare ogni volta che dubbio e mistero dovessero assalire il nostro stato di quiete.

Poi però mi fermo a pensarci un po’ su, e in questa domenica mattina di ottobre che però sembra l’estate che non è mai arrivata e fa caldo e ho le finestre aperte e sento entrare l’aria e la luce del sole e qualche uccellino attardato che canta e io sono qui a scrivere di come non vorrei più aver paura e insomma a pensarci bene a me i manuali hanno sempre annoiato e non li ho mai letti e ho fatto casini ogni volta che ho provato a mettere insieme delle regole per spiegare dei fatti e così mi sono inventato le spiegazioni che mi facevano ridere di più e mi sono sempre divertito così, a smontare le cose che avevo magari montato anche con fatica.

Perché a pensare a quanti hanno cercato di ingabbiare la vita in regole e regolette, in manuali e guide, mi viene una vertigine tanti sono a contarli.

E ancor più mi perdo a pensare che a leggerli quei manuali, nella loro chiarezza, nelle loro certezze standardizzate, nelle loro foto che ti guidano in ogni passaggio, insomma, lì dentro manca la vita.

Quella strana e meravigliosa cosa che ci si apre davanti agli occhi ogni mattina, quella con tutti i suoi casini, quella che non si capisce mai dove vada e che sa stupirci ogni giorno. E anche farci star male, qualche volta malissimo. Ma che spesso sa farsi perdonare con un gesto imprevisto, quello che nei manuali non c’è mai, quello che chiamiamo in mille modi e che stanno tutti lì a indicare l’ineffabile sguardo dall’alto che possiamo provare solo staccando il culo dal nostro comodo divano mentale.

E io oggi, il mio culo l’ho fatto atterrare di fronte ad un piatto di lesso o bollito che dir si voglia.

Una ricetta semplice, che più tradizionale e domenicale non si può.

Eccola, sempre mamma Silvana ai fornelli:

Ingredienti per 4 persone:

500 gr. di biancostato di manzo

700 gr. di muscolo di manzo

2 carote

1 gambo di sedano

2 cipolle piccole rosse

4 chiodi di garofano

1 foglia di allora

1 spicchio d’aglio

sale

pepe

1 litro e mezzo d’acqua 

Prendi una pentola a pressione, riempila con l’acqua, portala ad ebollizione e salala.

Prepara le cipolle inserendo in ognuna due chiodi di garofano.

Quando l’acqua bolle metti la carne e tutte le verdure nella pentola a pressione, chiudila e al momento del fischio abbassa la fiamma e fai andare per 45 minuti.

Accompagna la carne con la tua salsa preferita.

A me piace con solo qualche chicco di sale grosso.

Buon appetito!

 





Facebook Twitter Rss