ANNO 14 n° 89
Proust in cucina, C'è tempo
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
20/10/2014 - 00:03

di Massimiliano Capo

Zerocalcare spacca. Spacca i culi. Per chi non lo sapesse, Zerocalcare scrive e disegna fumetti che fanno molto sorridere e anche molto pensare. Zerocalcare ha anche un blog e lo trovate qui: http://www.zerocalcare.it/.Zerocalcare ha scritto e disegnato una storia che mi è entrata dentro.

Che poi è quello che chiediamo alle storie. Quello che vorremmo che facessero ogni volta che ci mettiamo a leggere o a guardare o ad ascoltare qualcosa: sentirne la voce fin dentro la pancia. Fin dentro il cuore. Sentirsi diversi da come eravamo prima di aver cominciato.

Cambiati tipo come nell’Invasione degli ultracorpi che tutti sembravano essere come sempre e invece non lo erano. Di poco, di pochissimo, ma non erano più come prima. Ecco, una storia che mi piace, che ci piace, alla fine ci cambia, ci apre gli occhi e, con gli occhi, cambia anche il nostro modo di vedere il mondo, le cose che ci stanno intorno, gli amici, gli amori, i dolori di cui è fatta la vita. Ne altera la percezione, la prospettiva e ridisegna le nostre azioni e reazioni.

Io, la storia scritta e disegnata da Zerocalcare l’ho letta ieri notte e mi è cresciuta dentro prima piano piano e poi forte forte, tipo quando ti senti un buco nello stomaco per l’emozione e allora ti sembra di non respirare e cominci a vedere i personaggi tutti con la tua faccia e con quella delle persone a cui vuoi bene, tutti a mettere in scena quel grumo di paure e speranze che sono l’energia di ogni racconto ben riuscito.

E io leggendola, e rileggendola, ho pensato a due cose. La prima è che c’è un tempo per tutto, soprattutto per dire le cose che sentiamo di dover dire.Tipo mi piaci alla ragazzina dai capelli rossi.Tipo vi voglio bene alla mamma e al babbo.Tipo mi manchi anche se sei qui ai nonni perché sai che se ne andranno prima degli altri e vorresti tenerli con te per sempre perché finché ci sono vuol dire che tu sei piccolo ed esser piccolo vuol dire che puoi fare quello che ti piace (o quasi) e loro sono qui per quello, per farti essere felice felice come mai (o quasi) dopo.Tipo un sacco di altre cose che io non riesco mai a dire quando è il tempo per farlo. Cioè lo capisco che sarebbe il momento, che è proprio quello giusto per farlo, che tutte le energie convergono lì, in quel punto esatto, e io niente. O quasi niente. Balbetto, ci giro intorno, insomma torno bambino.

Che poi di tornar bambino mi piace pure, tipo quando vedevo i grandi così grandi che mi sembravano incredibilmente vecchi ed erano invece poco più che ragazzi. E io non riuscivo mai a dire nulla di quello che sentivo davvero. E mi tenevo tutto dentro. Mai che trovavo la forza per aprire quella cazzo di bocca e tirar fuori la gioia e i dolori bambini. E poi ci stavo pure male. E non volevo stare con nessuno perché avevo paura di non saper dire le cose quando si doveva: cioè come quando tutti ti guardano e si aspettano che tu dici una cosa qualunque e tu diventi solo rosso e niente, ma niente di niente.

Tipo che all’asilo mi sono fatto fare la foto di Carnevale vestito da cowboy da solo e non con tutta la classe perché mi sembrava di essere diverso proprio come nell’Invasione degli ultracorpi. Ma mica ero contento: no, proprio per niente.

La seconda cosa che ho pensato ha a che fare con Video Girl Ai, che è un manga bellissimo che mi sono messo a rileggere stamattina sotto questo sole estivo. E Video Girl Ai mi ha fatto capire che le cose bisogna dirle e che bisogna abbracciarsi dicendole, che il corpo ha le sue ragioni e che le ragioni del corpo non hanno latitudini ma energie e che le energie viaggiano oltre i confini mentali che sono gli stessi che spesso non ci fanno parlare.

Ecco, così si chiude il cerchio malinconico delle occasioni perse, dei baci non dati, degli abbracci stentati, delle lacrime trattenute, delle labbra serrate e dei sorrisi smorzati. Il cerchio di tutte le parole che dovremmo dire ogni giorno e che non diciamo anche ora che il tempo è passato e i nonni ce li abbiamo nel cuore e di gente che ci chiede di diventare finalmente grandi è pieno il mondo.

Ecco, mamma Silvana è arrivata e con lei la ricetta della settimana che ci prepara all’autunno che tarda: Zuppa di ceci e castagne di Mariodaalazio 

Ingredienti per 4 persone:

300 g di ceci, 300 g di castagne fresche, 2 spicchi d'aglio, olio di oliva, 1 rametto di rosmarino, sale, pepe. 

Mettete a bagno i ceci la sera precedente in acqua e sale e cuoceteli il mattino seguente in una pentola, possibilmente di coccio, a fuoco lento. Contemporaneamente in un’altra pentola mettete a lessare le castagne con la loro buccia, quindi quando saranno cotte privatele sia della buccia dura esterna che della pellicina interna. Nel frattempo preparate un soffritto in un tegame con dell'olio extravergine d'oliva, due spicchi di aglio ed il rosmarino. Quando il soffritto sarà ben rosolato, unitelo alla pentola con i ceci. Aggiungete, quindi, le castagne precedentemente lessate. Schiacciate due o tre cucchiai di ceci ed utilizzateli per addensare il brodo.Lasciate insaporire il tutto per due o tre minuti, quindi servite accompagnando con pane bruscato.   





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