ANNO 14 n° 79
Prevenzione dell'epatite C nelle carceri, si parte da Mammagialla
Presentato oggi il progetto Enehide alla popolazione detenuta viterbese
24/03/2017 - 16:02

VITERBO - È stato presentato oggi alla popolazione detenuta della casa circondariale di Viterbo il progetto pilota di informazione, educazione e prevenzione sull’epatite C negli istituti penitenziari.

Questo primo incontro avviene tre giorni dopo la conferenza stampa, che si è tenuta martedì 21 marzo a Roma, attraverso la quale l’iniziativa è stata lanciata a livello nazionale.

Il progetto, nato da un idea di Epa C, la più grande associazione nazionale di epatopazienti, e di Simspe (Società italiana di medicina e sanità penitenziaria), si svolge in collaborazione con il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e la Asl Viterbo, attraverso la fattiva collaborazione dei medici e del personale infermieristico della unità operativa di Medicina protetta - Malattie infettive e della unità di Medicina penitenziaria territoriale. L’obiettivo è quello di definire e porre in essere un programma pilota di informazione, educazione e prevenzione socio sanitaria integrata dell’epatite C all’interno della casa circondariale di Viterbo, replicabile negli altri istituti penitenziari.

Le principali attività previste nel progetto prevedono un accurato lavoro di formazione del personale penitenziario e sanitario, con copertura totale di tutto il personale operante a Viterbo, l’informazione e l’educazione ai detenuti attraverso l’utilizzo di mediatori linguistici (arabo, inglese, francese), la diffusione e la messa in pratica di abitudini e pratiche atte ad interrompere la catena del contagio/reinfezione.

È prevista, inoltre, la distribuzione alla popolazione detenuta di una brochure informativa multilingue e di 2000 spazzolini da denti.

''Il tema della salute in carcere - commenta il responsabile del progetto per Simpse, Anna Maria Ialungo - è di sicuro interesse quando si parla di sanità pubblica, in quanto gli istituti penitenziari costituiscono un potenziale serbatoio di infezione e, al tempo stesso, un’occasione irripetibile di presa in carico di fasce di popolazione difficili da raggiungere e da trattare (hard to reach e hard to treat)''. 






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