VITERBO – Dallo Sri Lanka fino a Viterbo per raggiungere il marito, partito circa un anno prima, alla ricerca di un’occupazione e di una vita migliore. Ma per la giovane, C.J.J. quel trasferimento, nel 2016, è l’inizio di un incubo.
All’interno del loro appartamento in via della Caserma, la donna, classe 1980, per mesi avrebbe subito in silenzio la violenza del marito: botte, insulti e colpi che non l’avrebbero risparmiata nemmeno durante i nove mesi della gravidanza.
Ora per quei maltrattamenti, l’uomo è finito alla sbarra: già sottoposto ad un divieto di avvicinamento nei confronti della donna, avrebbe continuato a vederla e picchiarla per settimane, tra l’aprile e il dicembre del 2017.
Fino poi alla svolta. Ancora più triste e drammatica: sarebbe stata la stessa vittima a chiedere al marito di tornare a vivere insieme e ieri, in aula, di fronte al giudice Giacomo Autizi ha ribadito la sua volontà: ''Chiedo che venga revocato il divieto di avvicinamento a me: voglio vivere con mio marito. Lo faccio soprattutto per il bene di nostro figlio''.
La speranza che cambi e che finalmente possano vivere in serenità, dietro alle parole della donna, da due anni in Italia e ancora incerta con la lingua, tanto da aver avuto bisogno in udienza di un traduttore.
''Ora non subisco più violenza – ha concluso – anche perché viviamo come fossimo separati. Lui non si preoccupa e cura di noi, ma almeno nostro figlio crescerà sotto lo stesso tetto del padre''.
A febbraio i testimoni dell’accusa, poi toccherà alla difesa.