ANNO 14 n° 89
Parti civili chiedono conferma carcere a vita per gli amanti diabolici di Gradoli
08/06/2012 - 01:45

VITERBO – Si è svolta ieri mattina (7 giugno) a Roma la seconda udienza del processo in Corte d’assise d’appello a carico di Paolo Esposito ed Ala Ceoban, i due amanti diabolici condannati in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio di Tatiana Ceban (compagna del primo e sorella del secondo) e la figlia adolescente Elena, misteriosamente scomparse il 30 maggio 2009.

L’appello era iniziato il 22 maggio scorso, quando il procuratore generale Alberto Cozzella aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, sposando in todo la tesi accusatorio del sostituto Renzo Petroselli, titolare del fascicolo aperto il primo giugno di tre anni fa.

“E’ stato un omicidio preparato, studiato a lungo; non un allontanamento volontario”, aveva detto il pg durante la requisitoria. “Ala è una giovane priva di scrupoli che arriva in Italia e accalappia l’uomo della sorella. Paolo a me appare un ostaggio di questa avventuriera. Ci sono elementi sufficienti per affermare che Esposito è il burattino di Ala: è lui che materialmente compie il duplice omicidio ma entrambi – aveva concluso Cozzella - sono responsabili e meritano la condanna all’ergastolo”.

Durante la seduta di ieri, come previsto, è stato il turno delle parti civili. A prendere la parola l’avvocato Luigi Sini, legale di Elena Nekifor (madre di Tatiana ed Ala), e la collega Claudia Polacchi, che rappresenta la piccola Erika (la figlia che Esposito ha avuto otto anni fa dalla moldava).

I legali, ricostruendo tassello dopo tassello tutta la fase delle indagini preliminari e il processo di primo grado, hanno chiesto la conferma della sentenza emessa il 13 maggio 2011 dal presidente della Corte d’assise viterbese, Maurizio Pacioni.

Questa mattina alle 9,30 si aprirà la terza udienza con le arringhe degli avvocati Enrico Valentini e Mario Rosati, legali di Esposito. La sentenza d’appello è prevista per il 13 giugno.

 



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