ANNO 14 n° 110
Ospizio lager, anziani incapaci di intendere e volere
La procura: ''Non andavano ricoverati''
22/02/2017 - 02:02

VITERBO – Anziani affetti da malattie psichiatriche croniche potevano soggiornare in una casa di riposo totalmente priva di autorizzazione come ''Il Fiordaliso’’ di Gradoli? Potevano essere accuditi in un ex albergo riadattato a casa di cura e gestito dalla famiglia Brillo? Potevano vivere in quelle stanze nonostante i disturbi psichiatrici che presentano? Interrogativi, questi, che hanno tracciato le linee dell’ennesima udienza in Corte d’Assise che vede alla sbarra il gestore dell’ospizio Franco Brillo, i suoi due figli Federico e Maurizio, e i medici Ugo Gioiosi e Lucia Chiocchi. Secondo la procura viterbese devono rispondere, a vario titolo, di abbandono di incapace aggravato, di appropriazione indebita, di falso e di somministrazione di farmaci scaduti.

Ed è sulla capacità o meno di intendere e di volere degli anziani ospiti della struttura che si gioca il tutto per tutto in aula: se per il consulente dell’accusa, il dottor Alberto Trisolini, direttore del dipartimento psichiatrico di Viterbo, la risposta è un secco no, ben diversa e più intricata è la posizione del consulente della difesa, Giovanni Bonelli.

‘''Prima di stabilire con certezza se quelle persone potessero stare o non stare all’interno di una struttura priva di valenza sanitaria assistenziale, bisogna sottolineare la differenza che c’è tra l’essere autosufficienti e capaci di intendere e di volere'', ha spiegato in aula il professore – ‘’capace di intendere e di volere significa rendersi conto dei pericoli che ci circondano, dei valori della società e della valenza degli atti che compiamo in mezzo ad altre persone. Essere autosufficienti, al contrario significa riuscire a compiere gli atti più elementari della quotidianità. Come mangiare, bere o andare in bagno. Gli anziani ospiti della struttura potevano anche essere incapaci di intendere e di volere, ma in quanto autosufficienti non avevano bisogno di essere assistiti da un personale specializzato.’’.

Per il consulente della difesa della dottoressa Lucia Chiocchi, dunque, l’ex albergo, in cui otto degli anziani ospiti trovarono la morte a cavallo tra il 2009 e il 2010, era una struttura consona ai bisogni e alle necessità dei pazienti. Di tutt’altro avviso il pubblico ministero Franco Pacifici, titolare delle indagini. ‘’Come è possibile che persone arrivate alla Fiodaliso da strutture psichiatriche, non abbiano dovuto seguire percorsi terapeutici specifici, sotto l’attento controllo di personale medico?’’. E infatti avrebbero dovuto farlo, all’interno di residenze sanitarie assistenziali. Quello che la struttura di Gradoli non era.

Un nodo difficile da districare, per cui ancora numerosi saranno i testimoni da ascoltare. Si tornerà in aula a fine estate.





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